Libreria via Crispi Reggio Emilia, l'appello: "Salviamola"

Patrizia Nasi, figlia di Nino, lotta per lo storico luogo della città

Patrizia Nasi (foto Artioli)

Patrizia Nasi (foto Artioli)

Reggio Emilia, 17 giugno 2019 - Profumo di libri. Banale forse, ma chi lo ricorda davvero? Da 59 anni la libreria del Teatro custodisce un piccolo segreto, una nicchia, forse dimenticata, dove poter tornare indietro nel tempo. Se ne sono accorti i ragazzi dell’associazione “Quarantanove”, che nei giorni scorsi hanno celebrato lo storico locale – aperto dal compianto Nino Nasi – in un incontro aperto nel loro spazio di via Roma. E lo sa meglio di tutti la figlia Patrizia, «59 anni proprio come questa libreria (non 60, saranno l’anno prossimo, ndr)» che dal 2010 è entrata nel piccolo, grande spazio di via Crispi.

«Quando papà si è ammalato sono dovuta subentrare. E alla sua scomparsa nel 2016, non potevo certo abbandonare: poi vivo con un altro lavoro, ho un affitto insostenibile e aspetto ancora l’aiuto delle istituzioni. Però questa è casa. È l’ultimo legame fisico con Nino. Ed è più di tutto occupa uno spazio fondamentale nella storia di questa città».

Sente davvero questa responsabilità?

«Eccome. Questa libreria è stata inserita nelle 45 più importanti in tutta Italia. É tra i luoghi storici inseriti nei volanti esposti dal Comune. Se chiudo, cosa rimane? Due catene commerciali e poco più. Ormai il centro è questo»

Un passo indietro: se le chiedo il suo primo ricordo...

«l corridoio nel retrobottega segreto. Papà era gelosissimo del suo spazio: permetteva solo a me di nascondermi. Leggevo libri seduta su due gradini. Isolata, nel mio mondo»

Nino chi era per lei?

«Un uomo con una passione unica. Amava alla follia ‘Il Piccolo Principe’, di cui ha conservato una decina di copie in svariate lingue, dal sardo al malgascio; siamo andati anche in Francia sulle orme di Antoine de Saint-Exupèry. Regala un piccolo tocco di magia. (Veniamo interrotti da un cliente entrato solo per guardare da vicino il negozio) Vedete? Spesso la gente entra solo per la tradizione di questo posto. L’ha creata papà. Ma non porta soldi ormai».

La dura realtà.

«Lavoro come insegnante di pattinaggio. Avevo avuto la mezza idea di mollare, ma la verità è che vado avanti grazie all’aiuto di alcuni privati amici di Nino. Ho parlato tante volte con il Comune: il sindaco precedente (Delrio, ndr), la Maramotti, vari assessori, nessuno sembra voler dare una mano. Basterebbe una tassa in meno, una raccolta fondi, uno sponsor. Capisco, ci sono tanti negozi in difficoltà. Però non voglio guadagnarci, quanto invece cercare in tutti i modi di tenere aperto».

Suona quasi come un appello.

«Ci credo ancora in questo posto. Celebriamo giustamente piazza dei Martiri del 7 luglio vero? Mio padre quel giorno era proprio davanti a questo bancone. Aiutò i ragazzi a nascondersi. E vide tutto. (Un respiro profondo, gli occhi diventano lucidi e lo sguardo vira altrove come a prendere tempo). È un pezzo di storia di Reggio».

Nino d’altronde ha sempre combattuto per tenere aperto.

«Nel 1985 venne addirittura Alberto Moravia. Le sue parole? ‘Questa libreria è un centro di vita e cultura’. Credo non ci sia da aggiungere altro».

Patrizia, la carta è così in difficoltà?

«La lettura se vogliamo essere precisi. Gli Ebook sono solo un diversivo, quello che manca è il prendersi tempo per leggere: parlo di cultura, passione. Da giovane frequentavamo le librerie, non i centri commerciali. Se questo sia meglio o peggio non lo giudico io; un po’ di nostalgia però, lo confesso, rimane. Ora capite perché devo tenere aperto vero?».