
Salgono del 19% le tariffe comunali per l’occupazione del suolo pubblico "Niente tavolo di cofronto. Così ci stanno spingendo a mollare tutto".
"Non si riesce più a starci dentro. Ci stanno spingendo a mollare tutto". Si può sintetizzare così la protesta dei mercanti ambulanti del centro storico di Reggio, colpiti dall’aumento del canone di occupazione del suolo pubblico. Il trasferimento per alcuni in Piazza della Vittoria, con spazi più ampi e ordinati, sembrava un segnale positivo. Ma dietro alle nuove concessioni è arrivata una stangata: il Comune ha infatti alzato del 19% la tariffa del plateatico, portandola da 0,52 a 0,62 euro al metro quadro al giorno. Una decisione, denunciano gli operatori, arrivata "di punto in bianco", senza alcun confronto.
"Siamo passati da 15 a 40 metri quadrati – racconta Valerio Armani – e all’inizio eravamo molto contenti. Pagavamo di più ma perché avevamo più spazio a disposizione. Poi però i costi sono aumentati ancora, questa volta nella tariffa al metro quadro, e il rincaro ha stupito tutti: così facendo tra il martedì e il venerdì spendo quasi 3mila euro l’anno solo per i posteggi. Lo hanno giustificato come un aggiornamento dopo anni che non ne facevano, ma così è insostenibile".
Molti ambulanti sottolineano che Reggio è ormai tra le città più care d’Italia per chi lavora nei mercati. "A Brescia per la stessa metratura pago la metà – racconta un commerciante che preferisce restare anonimo – e a Parma li hanno addirittura abbassati. Già la metratura era alta prima, figuriamoci adesso con l’aumento. Non è sicuramente questo il modo di riqualificare il centro storico". Carlo Iotti invece va dritto al punto: "Il vero problema non è solo il rincaro in sé, ma come è stato gestito. Nessuna trattativa, nessun preavviso. In un momento di crisi simile, dove chiunque lavori nel commercio è in difficoltà non si può fare una scelta del genere dall’alto".
La rabbia cresce anche tra chi si occupa di abbigliamento, un settore già colpito dal calo dei consumi. "Speravamo in un aiuto, non in un aumento – commenta Rina Lugli –. Ho questa attività dal 2017, già devo affrontare l’enorme problema delle vendite online che ormai rubano tutti i clienti, se poi ci si mette pure l’amministrazione è finita".
Ma il nodo centrale, comunque, resta anche la differenza con altre realtà, che per alcuni venditori è davvero netta. "Qua il prezzo è carissimo – spiega Andrea Pelloni –. Diciamo che se continuano a martellarci prima o poi a fare questo mestiere resteranno solo i disperati che vendono gli articoli a 1 o 2 euro. E quella roba la comprano solo altri disperati".
Anche secondo Tiziano Bellini, il problema è più ampio: "Il coefficiente applicato dal Comune è tra i più alti d’Italia. In un commercio in crisi, ogni euro pesa, alla fine dell’anno 4-500 euro ci fanno la differenza e chi come me ha due posteggi inizia a spendere. Con questo modus operandi i pesci piccoli sono destinati a sparire, rimarranno solo i negozi delle multinazionali".
E infine, c’è chi guarda con amarezza al futuro del mercato. "Con il maltempo, la concorrenza dell’online, il calo di clientela, ogni ostacolo diventa una montagna – conclude Casarini Secondo –. L’aumento degli spazi era giusto. Quello delle tariffe, no. Così si penalizza chi prova a resistere".