Reggio Emilia, 9 novembre 2024 – "Oggi non sarei qui se non ci fosse stato tuo nonno". Brillano gli occhi a Luciano Ligabue: commozione, gioia, riconoscenza. Un mix di emozioni più forti del boato di San Siro quando partono le note della sua ’Urlando contro il cielo’.
L’artista ha conosciuto Gianluca Iarussi, nipote di Bruno Tondelli, il medico che 63 anni fa gli salvò la vita.
Aveva un anno e mezzo il ’Liga’ nel 1961 e non smetteva di piangere. La mamma Rina non sapeva più come fare e lo portò in farmacia. Lì la prima ’sliding door’ della favolosa storia del rocker: sul posto c’era Tondelli, allora 54enne, che capì subito che si trattava di peritonite e fece portare d’urgenza il piccolo Luciano all’ospedale. Che si salvò per un soffio. "Niente paura, ci pensa la vita mi han detto così", recita uno dei versi di un suo brano. Mai, come quel giorno, ci pensarono davvero le coincidenze della vita a risolvere tutto, e a regalare al futuro cantante una nuova vita, ricca di emozioni e vibrazioni trasmesse a suon di musica. L’episodio è riportato nell’autobiografia ’Una storia’, ma non c’era il nome del salvatore. La famiglia di Tondelli è riuscita a scoprire che era il loro Bruno quel dottore, morto a 94 anni nel 2001 dopo essere stato medico condotto di Correggio per oltre 40 anni.
Ci ha raccontato questo incrocio di destini Gianluca Iarussi, nipote di Bruno Tondelli.
Com’è andato l’incontro con Ligabue?
"Abito a Cremona, e qui, mercoledì scorso, c’è stata la tappa del tour nei teatri.. Mi sono messo in contatto col suo staff e siamo riusciti ad organizzare un incontro un paio d’ore prima del concerto, con cui sono andato con la mia famiglia: siamo tutti suoi grandi fans, compresi i miei due figli".
Tantissime emozioni.
"Un momento molto bello. Ho spiegato a Ligabue che il medico che lo ha salvato, citato nella sua autobiografia, era mio nonno Bruno Tondelli".
Cosa vi siete detti?
"C’è stato uno scambio. Io avevo con me un libro sulle famiglie di Correggio con foto e racconti, tra cui proprio quella dei Ligabue e dei Tondelli. Gliel’ho regalato perché lui non ne conosceva l’esistenza. Lui mi ha autografato il suo libro proprio nella pagina dove racconta dell’episodio che riguarda il nonno".
Come andarono le cose quel giorno?
"Ligabue lo spiega nel dettaglio: aveva un anno e mezzo, piangeva e tossiva. La madre Rina lo portò in farmacia e il caso volle che passasse di lì un dottore, appunto mio nonno Bruno. Lo visitò e capì subito la gravità, portando immediatamente il piccolo Luciano e la madre all’ospedale San Sebastiano. Li fu operato d’urgenza, con il nonno che rimase tutto il tempo al fianco di Rina. Alla fine tutto andò bene, e lei si sciolse in un grande abbraccio col nonno e un infermiere".
Senza quell’incontro... non ci sarebbe Ligabue.
"Sì, e Liga ne fa spesso menzione. Sua madre gli disse “Questa cicatrice crescerà con te e ti ricorderà sempre che tu ce la farai”. Quasi un segno del destino. Nel concerto, prima di alcune canzoni, ‘Liga’ legge passaggi del suo libro, ad esempio prima del brano “Il giorno di dolore che uno ha”: quelle righe gli sono care".
Una curiosità: ma come avete avuto la certezza che quel medico fosse vostro nonno?
"Io e mio cugino Andrea (Zambrano, giornalista correggese, ndr), leggendo quel passaggio abbiamo fatto una riflessione: in quegli anni non c’erano tanti medici... Qualche mese fa, sotto i portici del paese, mia zia, la madre di Andrea, ha incontrato Rina e le ha chiesto chi fosse quel medico che ebbe l’intuizione provvidenziale. Ha risposto Bruno Tondelli".
E il concerto di Cremona vi ha dato l’occasione di farglielo sapere.
"Esatto. Per la memoria e la storia di Correggio, crediamo sia un bell’episodio. Il nonno, tra l’altro, nella seconda guerra mondiale fu medico e soldato. Fu anche direttore di un ospedale da campo sul fronte russo, e fece da volontario in Africa: insomma, tante storie".
E, a suo modo ci ha anche permesso di poter ascoltare “Certe Notti”, tra le altre.
"Vero, Ligabue me lo ha detto: senza il tuo nonno oggi non sarei qui".