Reggio Emilia, il Ligabue rubato torna nelle mani della proprietaria

Ch iuse le indagini della procura di Aosta: avvisi al curatore Parmiggiani e alla gallerista Lodi

Reggio Emilia, 25 ottobre 2022 Il quadro di Ligabue torna alla sua legittima proprietaria. Almeno per ora. E’ questo il nuovo capitolo dell’intricata vicenda che vede protagonista una tela del pittore naif, scomparsa nel 1991 e ritrovata pochi mesi fa in una mostra.

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La procura di Aosta ha chiuso infatti l’inchiesta per ricettazione aperta dopo il sequestro di un quadro di Antonio Ligabue risultato rubato nel 1991 in una villa di Boretto. Hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini il curatore della mostra, Alessandro (detto Sandro) Parmiggiani, di 75 anni, di Reggio Emilia, e la gallerista Patrizia Lodi (67 anni) di Sala Baganza (Parma). Con un valore stimato di 250-300 mila euro, ‘Autoritratto con spaventapasseri’ era stato notato in una mostra al Forte di Bard - polo museale che la procura di Aosta ritiene parte lesa - nel gennaio scorso da un’ottantenne emiliana, oggi residente a Milano, che nel 1991 subì il furto e che da allora non ha mai smesso di cercare l’opera.

Su disposizione dell’autorità giudiziaria di Aosta, i carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Monza le hanno restituito il quadro. L’ultimo collezionista ad averlo posseduto, cioè l’imprenditore lombardo che l’ha prestato al curatore Sandro Parmiggiani per la mostra valdostana, si è opposto alla restituzione del dipinto alla pensionata (l’udienza davanti al gip è in calendario a novembre). Parmiggiani, tra i massimi esperti dell’artista morto 57 anni fa a Gualtieri, è il curatore di quella mostra. La procura di Aosta ha ricostruito che ha avuto l’opera dalla gallerista Patrizia Lodi, per poi organizzare la mostra ‘Antonio Ligabue e il suo mondo’ e vendendola al Forte di Bard. Di quel quadro - sempre secondo gli inquirenti - Lodi non avrebbe accertato la provenienza.

Realizzato nel 1957-1958 e pagato 4.000 lire all’epoca, dopo il furto di 31 anni fa ha subito una modifica: la rimozione di una libellula dipinta in alto a destra, poi ricoperta con i colori del cielo. Un’operazione utile secondo gli investigatori a mascherare l’opera.

A inizio settembre era esplosa la vicenda che vede coinvolto il gallerista reggiano. "Il mio assistito si è fatto interrogare e ha chiarito la sua posizione, ribadendo l’assoluta estraneità ai fatti contestati. Siamo fiduciosi che la procura possa aver recepito positivamente la nostra ricostruzione". Così l’avvocato Domenico Noris Bucchi aveva detto al termine dell’interrogatorio in procura ad Aosta, durato un’ora e 45 minuti, del curatore e critico d’arte.