L’istruzione parentale ha 366 alunni "Se in regola, non vanno demonizzate"

Il provveditore Paolo Bernardi: "Un fenomeno abbastanza diffuso soprattutto nei paesi della collina . L’impennata con il Covid. L’importante è che si seguano le regole previste dalla legge". .

Sono 366 i bambini e ragazzi censiti dall’ufficio scolastico provinciale, che si sono avvalsi della cosiddetta ’istruzione parentale’ nell’anno scolastico che sta per concludersi. Un fenomeno che è cresciuto soprattutto durante la pandemia.

Sono suddivisi in primaria (185), primo grado (154) e secondaria di secondo grado (27). Numeri che si traducono in percentuali: siamo attorno all’1% nel primo ciclo (il totale è 20.401) e poco sopra allo 0,1% del totale degli studenti nel secondo (37.687).

In sostanza, non frequentano tradizionali aule scolastiche, ma apprendono attraverso altre forme di insegnamento (istituti non accreditati, lezioni a casa da parte dei genitori o all’aperto); opzioni previste dal ministero dell’istruzione e del merito. Tra queste formule le più affascinanti, di certo, sono le scuole nel bosco.

"La responsabilità dell’istruzione in questo caso ricade sulla famiglia, ma ogni anno è prevista una verifica dell’apprendimento per accedere alla classe successiva – spiega Paolo Bernardi, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale –.Tendenzialmente l’istruzione parentale è più diffusa nella scuola primaria, poi verso le medie le famiglie ritornano verso la scuola statale. Ci sono però alcune scuole private (tipo steineriane) che si avvalgono dell’istruzione parentale anche per le medie".

La scelta, da parte del genitore, va comunque comunicata; pena la segnalazione di abbandono della scuola dell’obbligo.

"La scuola ha l’onere di verificare il raggiungimento degli obiettivi, mentre il Comune avrebbe l’obbligo di verificare la possibilità economica dei genitori di adempiere alla scuola dell’obbligo. Una norma introdotta nel passato per evitare che la famiglia mandi il bimbo a lavorare – prosegue il provveditore –. Continua a essere prevista questa doppia forma di controllo. Ci sono poi le scuole parentali di gruppo: adesso un fenomeno abbastanza diffuso sopratutto nei paesi della collina e pedemontani; gruppi di famiglie che hanno scelto di vivere a contatto con la natura e fare lezioni nei boschi, con le tende. Quello dell’istruzione parentale non è un fenomeno da demonizzare, è regolamentato dalla legge, l’importante è che si seguano le regole per come la legge lo prevede".

E sulle modalità tecniche? I genitori dell’alunno "sono tenuti a presentare annualmente la comunicazione preventiva al dirigente scolastico del territorio di residenza. Poi sostengono annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione", fanno sapere dall’ufficio scolastico provinciale.

E ancora: "L’istruzione parentale non è soggetta ad autorizzazione da parte del dirigente scolastico, ma a comunicazione con annessa dichiarazione di possesso dei requisiti di capacità tecnica o economica per provvedere all’istruzione (per i quali manca a oggi una definizione uniforme), conseguentemente l’unica forma di ’controllo’ si attua mediante gli esami di idoneità annuali per il passaggio alla classe successiva. Il monitoraggio, invece, viene svolto mediante l’anagrafe studenti all’interno della piattaforma ministeriale". Anche sul ’numero’ delle scuole parentali è difficile tenere un censimento. "Poiché formalmente non esistono non fanno parte del sistema nazionale di istruzione e formazione – conclude il provveditorato –; ne abbiamo contezza solo in via ufficiosa sulla base delle segnalazioni che di volta in volta arrivano da parte dei dirigenti scolastici in fase di iscrizioni".

Benedetta Salsi