Lo chef stellato si ribella "Chiusure illegittime"

Roberto Bottero (Clinica Gastronomica Arnaldo) critica i provvedimenti "Volevano evitare la terza ondata ed è già arrivata: il problema non siamo noi"

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"Io apro" è diventato un grido di protesta, un richiamo sui social network per ristoratori da tutta Italia, in migliaia - a quanto pare - pronti a riaprire il 15 gennaio, andando quindi contro il Governo. Diverse adesioni arrivano anche dal modenese, ma a Reggio l’associazione dei Ristoratori Responsabili ha dichiarato di non essere intenzionata a partecipare. Sembra tuttavia che ci siano dei simpatizzanti - nell’eventualità parteciperebbero a titolo personale e non in rappresentanza della neo-associazione di ristoratori, lo stesso gruppo nato in coincidenza con l’inizio della pandemia. L’ultimo decreto è l’ennesimo, questo va detto. Un altro colpo che ormai l’intera categoria si sente arrivare addosso come uno schiaffo evidentemente troppo forte, per continuare ad accettare di stare alle regole.

"Ci è stato chiesto di girare l’informazione sul gruppo WhatsApp e lo abbiamo fatto - spiega Federico Riccò, portavoce dei Ristoratori Responsabili reggiani -. Se qualcuno intende partecipare è libero, ma a titolo di associazione noi ci chiamiamo fuori. Mi sembra una causa legale un po’ campata per aria, a dirla tutta". Dal punto di vista giuridico, i cardini di questa protesta sono in primis un pool di avvocati determinati a difendere i titolari che apriranno, oltre alla freccia pronta all’arco che definisce ‘incostituzionali’ i provvedimenti presi dal Governo.

"C’è un altro aspetto di cui noi teniamo conto però ed è la sicurezza - aggiunge Riccò -. Non intendiamo esporre i nostri dipendenti al rischio di contagio, visto che tra l’altro stanno aumentando di molto i casi". Certo nelle direttive della protesta rientrano distanziamento, mascherine e gel, tutto ciò che ormai dovrebbe essere la prassi. Rimane l’interrogativo sull’altro fronte, quello della clientela: le persone saranno disposte a rischiare la multa?

Per il momento, una voce pronta a sostenere la causa con fermezza è quella di Roberto Bottero, chef del ristorante stellato Clinica Gastronomica Arnaldo di Rubiera. "Secondo me questo provvedimento è ingiusto e illegittimo - afferma -. Ci hanno fatto chiudere per evitare la terza ondata, che invece è arrivata lo stesso: è evidente che il problema non siamo noi".

Nel caso di Arnaldo, che offre anche servizio alberghiero, la chiusura totale dell’attività non è contemplata, comprendendo anche servizio a domicilio e asporto. La precipitazione del fatturato vale però in ogni contesto, condita in questo caso con "mancanza totale di gestione - aggiunge -. La salvaguardia della salute è fondamentale ma non tutti i rimedi funzionano, bisognava spendere meno parole prima e magari mantenere la credibilità.

Stanno impoverendo la spina dorsale del commercio italiano, il miglior biglietto da visita del Paese, con ristori che non coprono neanche i costi fissi. La situazione è a dir poco critica".

Giulia Beneventi