"Lo confermo: lo zio ha ucciso mia sorella"

Il fratello di Saman ha ribadito le sue dichiarazioni nell’incidente probatorio. Ma ora spunta anche l’ipotesi che stia proteggendo i genitori

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di Alessandra Codeluppi

"Non sono convinta che il fratello di Saman stia dicendo la verità. Sta cercando di proteggere i propri genitori". Come tutti gli avvocati che hanno partecipato ieri mattina all’incidente probatorio a cui è stato sottoposto il 16enne, anche l’avvocato Lalla Gherpelli, difensore dello zio di Saman, Danish Hasnain, mantiene il silenzio sulle dichiarazioni fatte dal 16enne, da ieri raccolte davanti al gip Luca Ramponi e cristallizzate in vista del processo. Ma la sua ‘semplice’ impressione lascia trapelare dubbi, che potrebbero aprire scenari inediti, nell’inchiesta sulla scomparsa della ragazza. Il fratello di Saman ieri ha confermato le accuse verso lo zio 33enne Danish Hasnain. Sentito in maggio dagli inquirenti, il 16enne ha cambiato due versioni: la seconda volta, il 15 maggio, annunciando ‘Ora però vi dirò tutta la verità’, aveva indicato Hasnain, il fratello del padre, come autore del delitto della sorella, avvenuto secondo lui per strangolamento. "In base alle dichiarazioni del ragazzo, il quadro del mio assistito non si è sgretolato", ha dichiarato l’avvocato Gherpelli, confermando che in aula il ragazzo ha ribadito le accuse già sollevate verso lo zio. Ma durante l’udienza di ieri, durata un paio d’ore, si è aperta una crepa: il giovane, che nel pomeriggio avrebbe cercato nuovamente di fuggire dalla comunità, ritrovato dai carabinieri, non ha puntato il dito contro i genitori, ma li ha in qualche modo difesi. Il giovane, ieri, è stato assistito come teste protetto dall’avvocato Valeria Miari: lei rimarca la "delicatezza dell’indagine in corso" e il fatto che "le esigenze di tutela vanno ben oltre quelle puramente tecnico-difensive". Da quanto emerge, anche ieri dal 16enne non sono uscite indicazioni su dove potrebbe trovarsi Saman. Un paio di settimane fa il giovane si era allontanato dalla comunità che lo ospita, per poi essere rintracciato qualche ora dopo. In aula c’era l’avvocato Simone Servillo, che assiste i genitori di Saman: "L’udienza si è svolta in un clima di serietà e professionalità", dice, rimarcando che sta cercando di mettersi in contatto, "senza ancora esserci riuscito", con la coppia, attraverso tutti i mezzi, "dalla stampa ai canali consolari, fino alle persone della comunità pakistana della nostra provincia, che si sono dimostrati molto collaborativi e aperti". Sull’esito dell’udienza, la procuratrice reggente Isabella Chiesi lascia intendere che c’è tanto lavoro a gravare sulle sue spalle e su quelle del pm titolare Laura Galli: "Sarò soddisfatta quando arriveremo alla fine di quest’indagine". A proposito dell’iter con il Pakistan, per arrestare i genitori e riportarli in Italia, afferma che "qualcosa si sta muovendo". C’erano anche i difensori dei 33enni cugini di Saman, Nomanulhaq Nomanulhaq (ancora latitante) e Ikram Ijaz, quest’ultimo in carcere della Pulce, da cui ieri si è videocollegato per seguire l’udienza ma, si apprende, senza fare dichiarazioni: gli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella hanno ribadito "la sua volontà di rendere dichiarazioni al pm appena possibile".