ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Lo uccise in stazione per dieci euro. Condannato a 17 anni e mezzo per omicidio volontario aggravato

Il 23enne reo confesso Hadi Trabelsi accoltellò il 18enne connazionale tunisino Mohamed Alì Thabet. Il pm: ha agito senza premeditazione, ma con impulso istantaneo. Riconosciute le provvisionali ai parenti.

Lo uccise in stazione per dieci euro. Condannato a 17 anni e mezzo per omicidio volontario aggravato

Il 23enne reo confesso Hadi Trabelsi accoltellò il 18enne connazionale tunisino Mohamed Alì Thabet. Il pm: ha agito senza premeditazione, ma con impulso istantaneo. Riconosciute le provvisionali ai parenti.

"Non volevo uccidere. Dopo essere stato in Francia sono rientrato per consegnarmi alla giustizia. Chiedo scusa". L’imputato Hadi Trabelsi, 23enne tunisino, reo confesso, ha preso la parola anche ieri, prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio a mezzogiorno, per poi uscire due ore dopo con la sentenza: condanna a 17 anni e mezzo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi, con le attenuanti generiche prevalenti sull’aggravante contestata. È il verdetto deciso dalla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Francesca Piergallini e i membri popolari, per il giovane che nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2023 accoltellò a morte nella zona stazione il 18enne connazionale Mohamed Alì Thabet.

L’evento tragico si sviluppò a partire dalla colluttazione tra i due giovani in piazzale Europa dopo mezzanotte, per poi degenerare un paio di ore dopo con l’accoltellamento in via Eritrea, dietro alle Poste. Dopo essere stata colpita, la vittima camminò sino al binario uno della stazione, dove si accasciò e morì. L’imputato fu arrestato il 14 luglio 2023 dopo un mese di mezzo di latitanza: prese un treno in direzione di Marsiglia e poi, sentendo il fiato sul collo delle forze dell’ordine, decise di rientrare in Italia col treno, dove lo fermarono carabinieri e polizia di Stato.

L’acquisto di un piccolo quantitativo di hashish del valore di 10 euro ha scatenato le ostilità, sino al finale estremo: entrambi consumatori di droga, vivevano di piccoli furti con cui compravano anche le sostanze. Il pubblico ministero Giulia Galfano ha chiesto 19 anni, sostenendo che si sia trattato di un omicidio commesso con piena volontà di uccidere. Ha rimarcato come il fendente sia stato inferto con un coltello con lama lunga 20 centimetri, tra il collo e la clavicola, molto vicino al polmone che è rimasto perforato. E che vi fu anche un secondo colpo, all’altezza dell’addome. Ha escluso premeditazione e preordinazione, parlando di impulso istantaneo. Nonostante Trabelsi avesse assunto droga, ha detto che era lucido, tanto da nascondere l’arma del delitto. Non ha ritenuto credibile il suo raccontò di precedenti alterchi, arrivato a suo dire troppo tardi, e neppure il rientro spontaneo in Italia, scelta secondo lei dettata dal timore di peggiori ripercussioni se fosse stato catturato in Francia.

Il pm ha detto che si potevano riconoscere le attenuanti generiche – per la giovane età, il comportamento processuale, la piena confessione, il dispiacere per la vittima captato anche dalle intercettazioni dopo i fatti – prevalenti sull’aggravante, ma senza la massima riduzione. L’avvocato difensore Mattia Fontanesi ha invece domandato la riqualificazione in omicidio preterintenzionale e l’esclusione dei futili motivi: se accolta, quest’ultima, avrebbe comportato lo sconto di un terzo di pena, perché la difesa aveva a suo tempo domandato il rito abbreviato. A suo dire Trabelsi non diede importanza alla lite in piazzale Europa, tanto che per due ore non andò a cercare Thabet, e avrebbe tirato fuori il coltello solo per spaventarlo, per poi ferirlo. Ha sottolineato, in base ad alcuni antefatti raccontati dall’imputato, che lui temeva il 18enne. "Valuterò il ricorso in Appello", ha preannciato l’avvocato Fontanesi.

Ai parenti, costituiti parte civile attraverso l’avvocato Angelo Russo – sostituito in aula dall’avvocato Daniela Obodai – la Corte ha riconosciuto le provvisionali richieste: 50mila euro a testa per i genitori, 30mila euro per ognuna delle tre sorelle, 20mila euro per lo zio e 10mila euro per le nonne: "È stato confermato che fu un omicidio volontario – dichiarano i legali –. Siamo vicini alla famiglia, il cui dolore non potrà mai essere lenito da alcuna cifra".