
A processo era finita anche l’assistente alla poltrona, che è stata assolta «perchè il fatto non sussiste»
Un odontoiatra 65enne con studio in città, un odontotecnico 50enne e un’assistente alla poltrona 65enne sono finiti a processo con l’accusa di esercizio abusivo di una professione. Al termine del primo grado di giudizio, il dentista e l’odontotecnico sono stati ritenuti responsabili del reato solo per la prestazione resa verso un paziente: il medico è stato condannato a 1 anno e 3 mesi di reclusione e a 18mila euro di multa, l’altro imputato a 9 mesi e 10mila euro di multa, entrambi con sospensione condizionale della pena.
I due sono stati chiamati anche a risarcire i danni all’Ordine reggiano dei medici e degli odontoiatri da liquidare in sede civile, e a pagare una provvisionale di 4mila euro. L’assistente alla poltrona è stata assolta "perché il fatto non sussiste". Il verdetto è stato emesso dal giudice Luigi Tirone.
Secondo l’iniziale ricostruzione accusatoria del pubblico ministero Isabella Chiesi, il dentista avrebbe permesso agli altri due imputati di esercitare una mansione che è esclusiva prerogativa di un odontoiatra, cioè di rilevare impronte a tre pazienti, cioè due donne e un uomo; a quest’ultimo sarebbero state impiantate nel cavo orale anche protesi provvisorie e definitive ed è la persona per la quale il tribunale ha ritenuto colpevoli i due imputati.
Per il dentista il reato era contestato in forma aggravata perché avrebbe diretto l’attività dell’odontotecnico e dell’assistente alla poltrona. I fatti contestati si concentrano tra l’ottobre 2018 e l’aprile 2019. L’avvocato Claudio Bassi, che ha difeso l’assistente alla poltrona, esprime soddisfazione per la sentenza che ha scagionato la donna: "Dal processo - commenta il legale - è emerso che lei ha svolto mansioni in linea rispetto a quelle previste per la sua attività".
al.cod.