"Giunta di regime". La frase esposta nei cartelli in Sala del Tricolore la dice lunga sul pensiero delle opposizioni riguardo alla manovra di bilancio in votazione ieri in Consiglio Comunale. Una rivolta inedita, perchè negli ultimi anni non si ricorda una protesta così vigorosa e unita da parte delle minoranze politiche.  Lega, Fratelli di Italia, Coalizione civica, Forza Italia, Alleanza Civica e la consigliera pentastellata Paola Soragni hanno deciso di non partecipare alla chiama del voto e di uscire dall’aula in segno di dissenso. Tutti fuori. Tutti in piazza Prampolini mentre in aula sono rimasti solo i consiglieri di maggioranza (oltre al consigliere del M5s, Gianni Bertucci – seppur videocollegato da casa – che ha votato, anche se contro la manovra, diversamente da quanto fatto dalla collega Soragni, a dimostrazione della spaccatura anche a livello locale in seno ai grillini). Motivo della protesta? L’opposizione lo spiega in un comunicato congiunto: "Denunciamo di non poter svolgere in alcun modo il nostro ruolo di consiglieri comunali, avendo ricevuto solo quattro giorni prima del Consiglio una corposa documentazione (oltre 150 pagine di schemi e numeri) e di non potere, soprattutto in periodo di ferie estive, avere il tempo di consultare i nostri consulenti ed esperti di riferimento". E ancora: "Sarebbe bastato procrastinare solo di una settimana la calendarizzazione delle delibere in pieno rispetto quindi della scadenza di legge del 31 luglio, per giungere alla discussione con gli elementi di conoscenza necessari e svolgere così appieno la funzione di controllo che non solo lo statuto ed il regolamento comunale, ma prima ancora la Costituzione dello Stato repubblicano, affida alle forze di opposizione all’interno di una sana dialettica democratica".  I consiglieri hanno poi raccontato: "Non ci è stata data risposta alcuna che non fosse che l’assessore Marchi, contattato telefonicamente dall’assessore de Franco, riteneva fosse preferibile una calendarizzazione più precoce".  Per poi concludere: "Siamo consapevoli che questa dichiarazione rappresenta un atto irrituale, ma costituisce anche l’unico modo che abbiamo per denunciare l’inaccettabile arroganza e deriva antidemocratica di questa maggioranza e di questa giunta. Abbiamo così deciso congiuntamente, come forse mai successo in passato, nonostante le diversità politiche che ci caratterizzano, di rimanere in aula durante la discussione per rispetto dei nostri elettori, della solenne Sala del Tricolore e della città, limitandoci però a leggere questa nota. Usciremo solo in occasione della votazione".  Maya Menozzi

Cronaca

"Giunta di regime". La frase esposta nei cartelli in Sala del Tricolore la dice lunga sul pensiero delle opposizioni riguardo alla manovra di bilancio in votazione ieri in Consiglio Comunale. Una rivolta inedita, perchè negli ultimi anni non si ricorda una protesta così vigorosa e unita da parte delle minoranze politiche. 
Lega, Fratelli di Italia, Coalizione civica, Forza Italia, Alleanza Civica e la consigliera pentastellata Paola Soragni hanno deciso di non partecipare alla chiama del voto e di uscire dall’aula in segno di dissenso. Tutti fuori. Tutti in piazza Prampolini mentre in aula sono rimasti solo i consiglieri di maggioranza (oltre al consigliere del M5s, Gianni Bertucci – seppur videocollegato da casa – che ha votato, anche se contro la manovra, diversamente da quanto fatto dalla collega Soragni, a dimostrazione della spaccatura anche a livello locale in seno ai grillini). Motivo della protesta? L’opposizione lo spiega in un comunicato congiunto: "Denunciamo di non poter svolgere in alcun modo il nostro ruolo di consiglieri comunali, avendo ricevuto solo quattro giorni prima del Consiglio una corposa documentazione (oltre 150 pagine di schemi e numeri) e di non potere, soprattutto in periodo di ferie estive, avere il tempo di consultare i nostri consulenti ed esperti di riferimento". E ancora: "Sarebbe bastato procrastinare solo di una settimana la calendarizzazione delle delibere in pieno rispetto quindi della scadenza di legge del 31 luglio, per giungere alla discussione con gli elementi di conoscenza necessari e svolgere così appieno la funzione di controllo che non solo lo statuto ed il regolamento comunale, ma prima ancora la Costituzione dello Stato repubblicano, affida alle forze di opposizione all’interno di una sana dialettica democratica". 
I consiglieri hanno poi raccontato: "Non ci è stata data risposta alcuna che non fosse che l’assessore Marchi, contattato telefonicamente dall’assessore de Franco, riteneva fosse preferibile una calendarizzazione più precoce". 
Per poi concludere: "Siamo consapevoli che questa dichiarazione rappresenta un atto irrituale, ma costituisce anche l’unico modo che abbiamo per denunciare l’inaccettabile arroganza e deriva antidemocratica di questa maggioranza e di questa giunta. Abbiamo così deciso congiuntamente, come forse mai successo in passato, nonostante le diversità politiche che ci caratterizzano, di rimanere in aula durante la discussione per rispetto dei nostri elettori, della solenne Sala del Tricolore e della città, limitandoci però a leggere questa nota. Usciremo solo in occasione della votazione". 
Maya Menozzi

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