L’urlo di liberazione di Ligabue: "Era ora Questa volta abbiamo proprio vinto noi"

Alle 21,06 il rocker ha aperto le danze con il suo nuovo singolo mentre Claudio Maioli issava sul palco la bandiera della pace. Il messaggio che ha lanciato al suo popolo è stato chiaro: "Dopo due anni in apnea, finalmente abbiamo tolto il tappo"

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di Gloria Annovi

Ieri sera è stata forse l’unica volta, in più di 20 anni di goliardate da palco, che Claudio Maioli (manager e amico di Luciano Ligabue) ha anticipato l’uscita del Liga senza proferire parola. Con il suo "solito" grembiule da barista de Il Bar Mario (l’originale si chiamava River e si trovava a San Martino) è uscito per primo sul palco di Rcf Arena, in silenzio, ad issare due bandiere, quella della pace e quella di Campovolo. Un lungo applauso ed eccoli lì Luciano Ligabue e "Il Gruppo" che entrano sulle grida di ben 103mila persone, chiamate a raduno per i festeggiamenti di "30anni in un nuovo giorno". Attaccano subito con l’inedito "Non cambierei questa vita con nessun’altra" e il Liga lascia che sia la musica a parlare per lui, ma il messaggio è già chiaro: questa volta non si inizia da dove ci eravamo lasciati, ma da un singolo e da un pezzetto di vita nuova: "Cazzo era ora – dice schietto al suo pubblico alla fine del singolo – lasciatemelo dire. Dopo due anni in apnea, finalmente il tappo lo abbiamo tolto noi… perché abbiamo vinto noi (come cita il suo ultimo singolo)". E dopo l’apertura il Liga inizia a riavvolgere la pellicola dei ricordi e dei grandi successi e la scaletta continua con "Balliamo sul mondo", "L’odore del sesso" una scarica di adrenalinico rock, che trova poi respiro con l’entrata della prima ospite, Loredana Bertè, che con la sua sfacciata sincerità si apre ad una confidenza toccante: "Ci sono tre tipi di violenze: psicologica, mentale e fisiche. Io le ho subite tutte e tre.

A 16 anni sono stata massacrata di botte. Ogni 6 ore c’è un femminicidio e io adesso ho smesso di tacere" -conclude la cantante ad aprile singolo "Ho smesso di tacere" (che parla appunto della violenza sulle donne) donatole da Luciano Ligabue. "A seguire "Marlon Brando è sempre lui" e poi eccolo tornare Claudio Maioli, con il suo grembiule, un caffè per Luciano e una t-shirt del BarMario che sul retro riporta la scritta "Io non sono un pacifista, io sono contro la guerra. Gino Strada" a ricordare un amico e tutti quelli che hanno condiviso un pezzetto di strada con Luciano Ligabue in questi anni: "Ve l’ho fatto un regalo, no? – dice il "Maio"al pubblico – e allora voi fatemi vedere le luci del vostro telefonino". L’Arena sembra invasa da migliaia di lucciole fluorescenti e le tre ore di live passano veloci, polaroid musicali, che portano Eugenio Finardi a duettare su ’Musica Ribelle’, Gazzelle su una bella versione de ’L’Amore conta’ e De Gregorio su ’Buonanotte all’Italia’. Convince meno il feat con Mauro Pagani su ’Il mio nome è mai più’ perchè manca la controparte più rock.

Piero Pelù infatti non è potuto esserci a causa di un problema di salute e la notizia viene data in diretta. Elisa arriva a fine concerto e i due duettano sul singolo "A modo tuo" scritto per lei dal Liga e contenuta nell’album "L’anima vola". 31 canzoni, 3 ore di live e 103mila persone. Per una volta è stato il numero 3-e non il 7- a portare fortuna al Liga.