ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Mafia nigeriana, l’Appello conferma

Pene leggermene limate per i quattro ’reggiani’, ma ribadita anche in Secondo Grado l’associazione mafiosa

di Alessandra Codeluppi

Le pene sono state leggermente limate, ma è stata confermata in secondo grado la condanna per associazione mafiosa ai quattro nigeriani residenti a Reggio che erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione ‘Burning flame’, condotta dalla Dda di Bologna. Nel giugno 2019 scattarono 19 fermi, nell’ambito di un’inchiesta che vedeva indagate 50 persone e in cui si contestava per la prima volta il reato di 416 bis nella nostra regione a un sodalizio di nigeriani. Spaccio, truffe online, clonazione di carte di credito, tratta e sfruttamento della prostituzione sono i reati di cui sono stati chiamati a rispondere i membri della ‘Famiglia Vaticana’, organizzazione territoriale del culto ‘Maphite’. "La mafia nigeriana è uguale alla ‘ndrangheta come potenza, struttura gerarchica e azione intimidatoria", aveva detto il sostituto procuratore generale in Appello Stefano Orsi, chiedendo la conferma delle condanne emesse in primo grado nell’ottobre 2020 dal gup di Bologna Domenico Panza. Ieri la quarta sezione penale della corte d’Appello, presieduta dal giudice Donatella Di Fiore, ha deciso le condanne per i quattro nigeriani di Reggio: 7 anni e 10 mesi al 36enne Henry Adesotu Agahowa (in primo grado 8 anni e 4 mesi); 7 anni e 2 mesi al 27enne Martins Bello, al 33enne Charles Jolly e al 31enne Bright Ukponrefe Ikponmwpsa (in primo grado, per questi tre imputati, 7 anni e 10 mesi). I primi tre erano assistiti dall’avvocato Carmen Pisanello, il quarto dall’avvocato Alessandro Carrara. Le difese avevano chiesto di far cadere l’accusa di 416 bis, riqualificandola semmai in associazione a delinquere: adducendo la mancanza di prove per sostenere che vi siano stati ricorso all’intimidazione e omertà. Era stata anche prodotta una sentenza emessa a Torino relativa alla Famiglia Vaticana, in cui il 416 bis risultava derubricato ad associazione a delinquere. Argomentazioni che ora gli avvocati tenteranno di far valere in Cassazione.