di Alessandra Codeluppi
Beni per oltre un milione di euro sono stati sottoposti a sequestro preventivo, finalizzato alla confisca: il provvedimento è scattato a carico di Agostino Donato Clausi, 49 anni, di Crotone, che sta scontando in carcere a Cuneo la pena definitiva per mafia a seguito dell’operazione ‘Aemilia’.
I sigilli sono stati apposti a rapporti finanziari, quote sociali, compendi aziendali e nove immobili tra fabbricati e terreni: figurano anche due società con sede a Reggio e due porzioni di appartamenti a Gualtieri.
Il provvedimento era stato chiesto dalla Dda e dalla Dia, al culmine di indagini patrimoniali su Clausi e i familiari.
Il decreto di sequestro, deciso dal tribunale di Bologna, è stato eseguito dagli uomini della Dia. Clausi è stato condannato per associazione mafiosa nel processo ‘Aemilia’ in abbreviato, a dieci anni e due mesi in Appello, diventati definitivi dopo che la Cassazione giudicò il ricorso della difesa inammissibile: è emerso il suo ruolo di consulente economico della cosca, a totale disposizione di Giuseppe Giglio – diventato poi collaboratore di giustizia – e di partecipe alle riunioni con i vertici, a cui offriva la propria professionalità per acquisire società da usare per redigere fatturazioni inesistenti, curando le scritture contabili e contribuendo a distrarre i beni.
Sempre come colletto bianco al servizio della cosca, Clausi è stato condannato (ancora non in via definitiva), in altri due processi di ‘ndrangheta.
Parliamo di ‘Grimilde’ a Bologna, rito abbreviato, primo grado, a 2 anni e 2 mesi, per intestazioni fittizie di quote societarie: secondo l’accusa, voleva nascondere la reale proprietà ricondotta ad Antonio Muto (1971) e Cesare Muto (1980) di Gualtieri.
E di ‘Camaleonte’, celebrato a Venezia, rito abbreviato, primo grado, incentrato sugli illeciti commessi dalla cosca Grande Aracri in Veneto, dove Clausi ha avuto una pena di 12 anni e mezzo per mafia: professionista a disposizione di Sergio e Michele Bolognino, avrebbe sostenuto anche le loro azioni di minaccia agli imprenditori.
A Bologna si sta celebrando il secondo grado di giudizio di ‘Aemilia bis’: la Dda ha impugnato la sentenza in cui a Reggio lui - per il quale aveva chiesto 5 anni e 2 mesi - e altri esponenti della famiglia Giglio furono assolti dall’accusa di intestazioni fittizie.
Per Clausi è stata individuata la "pericolosità sociale qualificata".
Prima dell’arresto in ‘Aemilia’, soprattutto dal 2009 al 2014, risultavano redditi tra i 90 e i 120mila euro: allora, secondo l’accusa, accantonò soldi e investì nel settore immobiliare.
In quel periodo lui e altri parenti risultavano inseriti negli organi sindacali di varie società di Crotone.
Clausi ha avuto anche partecipazioni societarie a Reggio, dove fondò, tra il 2007 e il 2014, in via Livatino 9, due società del settore edile.
Figura la ‘R01 investment srl’, proprietaria di un terreno a Sissa Trecasali (Parma): nonostante il volume d’affari molto basso, tra i 6 e i 10mila euro annui, corrispose 100mila euro come prezzo di cessione delle quote societarie.
E la ‘B01 investment srl’: risultata inattiva, acquistò immobili a Crotone per 110mila euro, più una parte di fabbricato a Casalecchio di Reno (Bologna) per 107mila.
Sotto sequestro è finita anche una porzione di due immobili a Gualtieri, in via Cento Violini 24 e 34 (44 metri quadrati e 63 metri quadrati), oltreché le società reggiane, perché si ritiene che siano legate a soldi illeciti riconducibili al periodo di attività della cosca Grande Aracri.