GABRIELE GALLO
Cronaca

Il mago dei costumi cala il sipario: “L’alta sartoria sconfitta dal web”

La Bottega del Teatro è stata per 40 anni un punto di riferimento per privati e grandi compagnie. “Ma non ci si traveste più neppure a Carnevale. E i furbetti comprano on line e restituiscono il giorno dopo”

Marco Guion con i costumi realizzati su bozzetti di Botero per l’Elisir d’amore

Marco Guion con i costumi realizzati su bozzetti di Botero per l’Elisir d’amore

Reggio Emilia, 8 giugno 2025 – La ’’Bottega del Teatro’’ chiude il sipario. La storica attività di Reggio Emilia, che per oltre 40 anni ha fornito i costumi per opere e rappresentazioni e ha vestito intere generazioni in occasione di eventi e spettacoli, dirà stop nel giro di una decina di giorni.

BESTIA
Maschera e costume della Bestia

Nonostante l’incredibile passione, il proprietario, Marco Guion, ha dovuto arrendersi. Impossibile, contrastare la concorrenza della manodopera cinese e quella dei colossi dell’ e-commerce. “Grazie per aver sostenuto un’ attività che ha cercato di portare avanti la tradizione sartoriale di livello – si legge nel post social che chiude l’avventura – cercando al contempo di poter essere competitiva nei confronti dell’avanzare del pressappochismo sartoriale online. Nonostante tutto, quest’ ultima battaglia l’abbiamo persa, nulla si può di fronte al ’’compro, indosso e il giorno dopo faccio il reso’’. Ci si arrende e basta”.

Guion, alla fine ha detto basta…

“Ci ho provato, fino all’ultimo, ma mi sono reso conto che era una battaglia persa. E’ un vero peccato; una parte della bellezza che esiste al mondo muore”.

Chi l’ha uccisa?

“La perdita di una cultura, quella del mettersi in costume, che pare davvero non interessare quasi più a nessuno. Prima del Covid noleggiavo anche 400 costumi. A carnevale 2025 appena 35; ma non è solo colpa della pandemia. Nessuno pensa più alla qualità. Si preferisce spendere due euro per i costumi fatti dai cinesi e io non posso competere. Figuriamoci poi con le vendite online e il reso facile”.

Ossia?

“Si acquista un costume, lo si indossa una volta per l’evento previsto tenendo attaccato il cartellino, poi il giorno dopo si fa il reso con una qualsiasi scusa. Come posso reggere contro questo?”.

Tutta una questione economica?

“Soprattutto, ma anche una miseria culturale. In pochissimi ormai riconoscono l’importanza dell’alta sartoria, per questo vi è anche difficoltà a reperire tessuti di pregio. Inoltre si è molto ridotto il lavoro con le compagnie teatrali, per una crisi generale della filiera”.

In 26 anni di attività quali sono state le sue maggiori soddisfazioni?

“La più emozionante: avere realizzato i costumi di scena dell’Elisir d’Amore, su bozzetti del grande Fernando Botero, allestito nel 2014, che ha avuto decine di repliche in tutto il mondo. Lo stesso artista colombiano mi fece i complimenti per come avevo saputo tradurre nella realtà le sue idee, una cosa di cui vado molto orgoglioso. Poi l’ultimo lavoro: un Barbiere di Siviglia andato in scena a Sassari due anni fa. Nel mezzo ci sono tante collaborazioni col ministero della cultura peruviano, con varie compagnie teatrali a livello internazionale e la realizzazione dei costumi per gli show delle crociere Msc”.

Non ha citato Reggio Emilia, non è stato profeta in patria?

“Non voglio creare polemiche, perché la crisi è generale. Però è noto che con i pezzi grossi del settore, nel reggiano, lavorano da sempre i soliti noti”.

Quanti costumi ha confezionato dal 1999?

“Quando abbiamo rilevato l’attività, con Paola Barni (sua socia sino al 2019, ndr) in magazzino c’erano 250 costumi, ora ne ho circa 1500, quindi il conto è presto fatto. Cercherò di venderli”.

Ad altre sartorie?

“Ero rimasto l’ultimo in regione. Pochi mesi fa ha chiuso un’altra storica attività nel bolognese, che mi aveva contattato per sapere se potevo acquistare io i suoi costumi. È stato molto triste rispondere che stavo per dire basta anche io”.