Maltrattamenti alla moglie Condanna a 2 anni e 8 mesi

L’uomo era accusato di "continue vessazioni fisiche e psicologiche". Dovrà seguire un programma di recupero. La difesa impugnerà la sentenza

di Alessandra Codeluppi

Lui, un uomo di 49 anni, è finito a processo per maltrattamenti verso la moglie, che secondo l’accusa si sarebbero protratti fino al suo arresto, avvenuto il 16 novembre 2020 a Guastalla. Avrebbe perpetrato "continue vessazioni fisiche e psicologiche", costringendo i loro figli, tra cui un minore, ad assistere. Davanti alla corte presieduta da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, ieri il dibattimento è culminato in una condanna a 2 anni e 8 mesi, oltre alla misura di sicurezza della libertà vigilata. L’uomo è stato invece assolto dall’accusa di aver detenuto una penna-pistola. Gli sono state riconosciute le generiche e dovrà seguire un programma di recupero psicologico.

Ora i rapporti con i familiari sarebbero tutto sommato distesi. Subito dopo, in aula, i due figli hanno infatti raggiunto il padre, sottoposto alla custodia in carcere, un uomo che ha la seminfermità mentale, per salutarlo. In aula la moglie ha confermato i fatti, ma anche fatto sapere di non aver mai subito intimidazioni per alleggerire la propria versione. Ora un figlio vorrebbe riprenderlo in casa. Ma uno di loro ha anche patteggiato per falsa testimonianza e calunnia perché aveva negato le circostanze da lui dette e sostenuto che i carabinieri le avessero inventate.

Il matrimonio durava da 28 anni. Lui era seguito dai servizi sociali e lavorava solo lei, che sbarcava il lunario facendo le pulizie. Dopo aver appreso che la donna voleva separarsi, si sarebbe lanciato andare a eccessi d’ira quotidiani: avrebbe rotto suppellettili, annunciato che si sarebbe buttato sotto un treno e minacciato di uccidere la moglie. Pur essendo privo di patente, e ubriaco, avrebbe preso la macchina della figlia e causato un incidente così da renderla inservibile.

Per i maltrattamenti, il gip aveva disposto l’allontanamento dalla casa e il divieto di avvicinamento all’ex moglie. Ma, poche ore dopo, il 17 novembre 2020, si era presentato sotto casa e aveva sfogato sull’auto della moglie la sua rabbia. All’uomo erano stati applicati i domiciliari che però, nel dicembre 2020, aveva violato, andando a passeggiare in centro a Guastalla, ed era stato condotto in carcere. Per i maltrattamenti, da un mese era tornato dentro per un’altra violazione del divieto di avvicinamento.

Ieri il pm Maria Rita Pantani ha chiesto 3 anni e mezzo e la misura di sicurezza nel ricovero nella Rems. L’avvocato difensore Alessandro Carrara ha invece domandato l’assoluzione in assenza di certificati medici e perché i figli hanno parlato di due soli episodi: uno in cui ha distrutto il mobilio, l’altro dove lui avrebbe tentato di prendere la moglie per il collo. La difesa impugnerà la sentenza: "Le testimonianze dei figli non sono state valutate in modo corretto".