Il consigliere comunale Luca Antonio Bizzocchi, in carica nella lista civica ’Centrodestra Bibbiano’ e tesserato di Fratelli d’Italia, è stato condannato in primo grado a 2 anni e 2 mesi per maltrattamenti in famiglia e tentata violenza privata, reati che è accusato di aver commesso verso una donna con cui lui, sposato, ebbe una relazione extraconiugale.
La sentenza col rito ordinario è stata emessa ieri dal giudice Francesca Piergallini che gli ha riconosciuto le attenuanti generiche e ha disposto una provvisionale di 4mila euro a favore della donna, costituita parte civile attraverso l’avvocato Nino Giordano Ruffini. Il fascicolo era stato seguito dal pubblico ministero Maria Rita Pantani che aveva chiesto per Bizzocchi il rinvio a giudizio.
Nella scorsa udienza la Procura aveva domandato 2 anni e 4 mesi con le generiche, al cui riconoscimento l’avvocato Ruffini si era opposto. In aula ieri era presente la donna, ma non l’imputato 36enne, assistito dagli avvocati Gianluca Vinci e Daniele Erbanni: "Faremo ricorso", annuncia la difesa. Bizzocchi, da noi contattato, afferma: "Mi ritengo innocente e non intendo dimettermi dal consiglio comunale".
LE CONTESTAZIONI
Nell’udienza del 20 dicembre la pubblica accusa aveva ripercorso la vicenda, avvenuta tra fine 2019, quando ebbero una relazione, e l’aprile 2021, quando lei lo denunciò, soffermandosi in particolare su un episodio del 5 novembre 2020.
"La donna ha detto che hanno convissuto, che i primi mesi era tutto perfetto ma poi le cose peggiorarono. Lei ha detto che una volta lui le raccontò che andò in bagno, finse di stare male e fu trovata candeggina. Lui disse di averla bevuta, ma in realtà non era accaduto e anche lui poi lo riferì. Il mattino dopo Bizzocchi disse che era stato male, ma lei non gli credette: la sua indifferenza gli fece perdere la testa. Lui entrò nella casa, la spinse dalla porta e le lanciò tutto ciò che trovava. Lei cercò di prendere il telefono per chiamare i carabinieri e iniziò una lotta: lei riuscì solo a mandare un messaggio al suo datore di lavoro se veniva a prenderla. Poi lui prese un coltello da cucina e glielo mostrò. Non la ferì, ma poi si avvicinò alla macchina della donna e accoltellò la gomma. La donna – conclude il pm – pensò che lui l’avrebbe ammazzata".
Così era proseguita la ricostruzione del pm: "Bizzocchi la prese per i capelli e la chiuse dentro il bagno. Lei, terrorizzata, scappò dalla finestra. Sulla strada l’uomo cercò di avvicinarsi con l’auto, ma lei si ritrovò il titolare che era venuta a prenderla e salì con lui. Ma l’imputato inizialmente gli impedì di guidare, poi lo lasciò andare e comunque lo inseguì".
L’avvocato Ruffini aveva parlato di "convivenza stabile dal dicembre 2019 al gennaio 2020, poi fino all’aprile 2021". E rimarcato che per la Cassazione si può parlare di maltrattamenti anche per una famiglia di fatto. Si era poi soffermato sui riscontri dati dai testimoni.
La madre aveva riferito che Bizzocchi "teneva la figlia segregata impedendole di vederla, che la vittima perse 12 chili e cadde in depressione". Il datore di lavoro, sull’episodio del novembre 2020, "ha confermato che lui si mise di traverso con la macchina per impedire che lei fuggisse. E che poi lei in azienda piangeva sempre e aveva paura".
L’IMPUTATO
In merito al suo incarico politico, dopo la condanna, Bizzocchi commenta: "Mi reputo non colpevole e non intendo dimettermi – risponde –. Non so bene come funzioni il meccanismo: saranno poi il sindaco o la giunta a darmi eventuali comunicazioni".
Nel merito, Bizzocchi si dice innocente: "Sono stato incastrato in una situazione, si tratta di una storia creata dalla controparte e non mi riconosco nel capo di accusa: non ho mai vessato la ragazza, che secondo me cercava un risarcimento".
Chiede di avere "sensibilità" nei suoi confronti: "Sono sposato e con un figlio minore. La sentenza non è ancora definitiva".
LA DIFESA
Gli avvocati avevano chiesto l’assoluzione "perché il fatto non sussiste"; in subordine il minimo della pena e le attenuanti generiche. Avevano sostenuto che gli episodi non fossero provati, che vi fosse tra Bizzocchi e la donna una frequentazione extraconiugale che lui chiese di chiudere e che gli incontri fossero sporadici e a casa di lei, senza che convivessero.
Secondo la difesa, la conflittualità esplose alla fine della storia, quando lui decise di tornare con la moglie e vi fu un litigio. Sul fatto del 5 novembre 2020, per i legali di Bizzocchi fu la donna a chiudersi nel bagno e poi a uscire.
"Leggeremo le motivazioni, che saranno depositate entro 90 giorni, per capire la decisione, poi faremo appello – dichiara l’avvocato Vinci –. I maltrattamenti sono un reato ampio per il quale secondo noi mancano i presupposti: non vi furono lesioni o minacce, ma solo qualche urlo. Siamo fiduciosi in una diversa interpretazione della Corte d’Appello".
LA PARTE CIVILE
L’avvocato Ruffini si dice soddisfatto: "Sono state accolte tutte le richieste nostre e della Procura sul disvalore della condotta dell’imputato. Il giudice ha valorizzato i gravi profili emersi dal suo comportamento: si tratta di una vicenda che riporta alla stretta attualità".