Mamma pedofila Reggio Emilia, si teme anche per il figlio

Indagini sul fratellino della bambina vittima di violenze da parte della madre, che poi mandava le foto a un 40enne in cambio di soldi

Bambini vittime di abusi

Bambini vittime di abusi

Reggio Emilia, 9 febbraio 2020 - Si indaga anche su un altro bimbo della donna reggiana accusata di abusi sulla figlioletta di appena tre anni: si teme che anche lui sia stato vittima di tremende violenze sessuali. Anche lui potrebbe essere finito nell giro degli orchi: tre soggetti, un uomo e due donne, una delle quali proprio sua madre.

E’, per il momento, soltanto una ipotesi, ma è inevitabile che di fronte a uno scenario tanto squallido e così ferocemente perverso, nulla sia da escludere. Così gli inquirenti, terminata la prima fase di indagine, che si è conclusa con l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere per la reggiana (e per una coppia di Grosseto), continuano a scavare nella torbida vita della donna. La mamma dei due bambini è stata arrestata pochi giorni fa, su disposizione del Gip di Firenze, con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di minore e con l’aggravante di aver abusato in qualità di madre, oltre alla produzione di materiale pedopornografico. In sostanza, secondo l’accusa la donna avrebbe avuto rapporti con la figlioletta, e al tempo stesso avrebbe inviato le foto di tali abusi, così come della bimba nuda, ad un 40enne di Grosseto, vero istigatore di tutti gli episodi contestati, in cambio di alcune centinaia di euro. Un quadro raccapricciante e desolante quello dipinto dagli inquirenti, difficile anche soltanto da raccontare. Anche perché ad essere coinvolte sono ben due mamme: oltre alla reggiana, c’e anche la moglie del 40enne grossetano, anche lei pienamente coinvolta nell’abominevole circuito di violenze sui minori, anche lei responsabile nei confronti della figlia piccolissima, avuta proprio dal 40enne. Tra le carte dell’inchiesta spunta fuori un particolare sulla condotta della coppia, il più agghiacciante di tutti: "Dalle loro chat emerge – si legge – come assolutamente verosimile" che la gravidanza sia stata voluta "con il preciso intento di realizzare le fantasie sessuali condivise". Insomma, la messa al mondo di una figlia che diventa in realtà la fabbricazione di un giocattolo per soddisfare le perversioni sessuali più miserevoli. Ci sono poi altri passaggi nei quali appaiono evidenti le deviazioni del 40enne, che però viene assecondato e anzi talvolta incoraggiato dalle due donne, nel mettere in atto comportamenti di un certo genere che vedono al centro della scena bimbi di appena tre, quattro anni.

Di fronte a tali scenari, i giudici hanno quindi optato per la carcerazione di tutti i protagonisti, sia per la gravità dei fatti contestati, sia per il rischio che i soggetti potessero continuare a perpetrare certi comportamenti. I figli nel frattempo sono stati affidati ad assistenti sociali. «La cosa positiva di tutto ciò è che i bimbi ora sono al sicuro", ha riferito la dirigente della polizia postale toscana Barbara Strappato. In un solo anno, sono state riscontrate ben 13 occasioni diverse in cui sono stati scambiate foto via messaggistica degli abusi sulla figlia della donna reggiana. Il tutto per alcune centinaia di euro, "anche 500" come riportano le intercettazioni in alcuni specifici casi. Dunque, alla base della condotta della reggiana, ci sarebbero anche delle condizioni economiche disagiate. La donna ha un compagno, che dai primi accertamenti risulterebbe totalmente estraneo e ignaro di quanto accadesse. Ma ha anche, oltre alla bambina, un figlio. Bisognerà ora capire se quest’ultimo sia diventato vittima degli squallidi comportamenti materni o se sia stato risparmiato.