Manicomio San Lazzaro Vicende e protagonisti nella memoria di Benassi "Qui un museo nazionale"

Ieri il convegno all’Hotel Posta organizzato dal Lions club di Reggio. Lo storico direttore: "Sono stato partigiano nell’Appennino modenese".

Manicomio San Lazzaro  Vicende e protagonisti  nella memoria di Benassi  "Qui un museo nazionale"

Manicomio San Lazzaro Vicende e protagonisti nella memoria di Benassi "Qui un museo nazionale"

di Lara Maria Ferrari

"Una persona dice che gli ho salvato la vita quarant’anni fa". Piero Benassi, il salvatore indicato da quella persona, ne ha salvate tante altre nel corso della sua lunga e luminosa carriera, nel periodo in cui è stato direttore del San Lazzaro dal 1964 al 1994. Medaglia d’Oro al Merito della Repubblica, gloria per la città di Reggio, il professor Benassi era al centro del convegno all’hotel Posta ‘La storia del famoso manicomio San Lazzaro di Reggio Emilia. Vicende e protagonisti’, titolo del suo ultimo libro, edito da Consulta Libri e Progetti.

Nato nel gennaio 1924, gli chiediamo qual è il segreto della sua longevità, vivacità e brillantezza intellettuale, dopo aver appreso che mangia molto pesce.

"Lavoro sempre – risponde –. Bisogna mantenere una costante attività cognitiva e intellettiva, per tenere allenati neuroni e connessioni cerebrali. Mi sono laureato nel 1948 in Psichiatria e ho pubblicato un libro che precede quell’anno, ma non lo sa nessuno. Parla di quando sono stato partigiano nell’Appennino modenese".

Vita e carriera dell’illustre direttore sanitario raccontano di una strenua lotta condotta contro la reclusione cronica del paziente, di una sollecita applicazione della Legge di riforma psichiatrica e di scelte alternative che hanno reso la sua figura preziosa in ambito scientifico e clinico, anche in ragione delle sue oltre trecento pubblicazioni. Docente di Psichiatria a Bologna e già presidente dell’associazione per il Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia, Benassi ci accompagna in una dettagliata e aneddotica ricostruzione delle vicende che hanno accompagnato il Manicomio San Lazzaro dalla fondazione, a inizi Ottocento, fino alla sua dismissione totale.

A ricordare quanto il contributo divulgativo di Benassi sia difficilmente ripetibile ci hanno pensato Ennio Ferrarini, presidente Lions Club Reggio che ha promosso l’evento, e Stefano Mazzacurati, presidente dell’associazione per il Museo di Storia della psichiatria: "Ho tre mentori e corrispondono a tre B: Basaglia, Eugenio Borgna e Benassi, di cui l’opera è stata meritoria, grande e complessa sia prima sia dopo la legge 180. Benassi, che dopo la Laurea alla Sorbona ha portato in Italia una valigia di psicofarmaci di nuova generazione".

In dialogo con Ciro Ruggerini, direttore sanitario della coop sociale Progetto Crescere, il professore ha snocciolato sintetizzandoli una decina di argomenti, a partire da una "nostalgia rispetto al futuro", seguendo l’etimologia greca, secondo cui la psichiatria non può vivere del presente non conoscendo il futuro. Intanto, Ruggerini ricorda la nomina di Galloni, allora primo direttore del manicomio, un giovane medico di 27 anni ("In questa cultura, c’è l’anticipazione del concetto di inclusione", osserva). È Benassi stesso a rammentare le prime radiografie cerebrali nel 1959, e le prime scoperte di ematomi e tumori cerebrali, proprio a Reggio. Fu lui a portare in città la cultura scientifica internazionale, i primi psicofarmaci e le teorie del disturbo mentale come prodotto delle caratteristiche individuali in rapporto al contesto. "Cominciavo a infrangere le regole vigenti", ha detto. Infine, Alessandro Carri lancia "Un Museo nazionale della Psichiatria" con sede a Reggio: "Non esiste luogo più consono".