
La deputata reggiana Ascari deposita un’interrogazione al Ministro del lavoro. Le operaie: "Permessi negati e lavoro a cottimo. Chiediamo rispetto".
di Elia Biavardi
La protesta delle lavoratrici della Manifattura San Maurizio, storico stabilimento reggiano appartenente al gruppo Max Mara, non si ferma.
Dopo due giornate di sciopero – considerate ’storiche’ perchè le prime da oltre quarant’anni – e la mobilitazione al Tecnopolo di Reggio durante la presentazione del nuovo ’Polo della Moda’, il caso approda anche in Parlamento.
Un’interrogazione a risposta scritta infatti, depositata dalla reggiana Stefania Ascari (Movimento 5 Stelle), chiede al Ministro del lavoro di fare chiarezza su quanto denunciato dalle dipendenti. "Le lavoratrici parlano di un clima lavorativo fortemente oppressivo e lesivo della dignità personale e professionale, con riferimenti a insulti, controlli oppressivi, ritmi di lavoro estenuanti e retribuzioni a cottimo – spiega in una nota Ascari –. Si chiede di sapere se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se ritenga urgente disporre un immediato intervento ispettivo da parte dell’Ispettorato nazionale del lavoro presso la Manifattura San Maurizio di Reggio Emilia, al fine di verificare le reali condizioni lavorative e il rispetto della normativa vigente in materia di tutela della salute, della sicurezza e della dignità delle lavoratrici".
Il principale motivo di protesta mosso dalle lavoratrici in occasione della presentazione del nuovco ’Polo della Moda’ riguardava l’impossibilità nell’avere un dialogo con i responsabili. "Il nostro amministratore ci ha chiuso una porta in faccia – raccontano le operaie –. Qualsiasi richiesta da parte delle maestranze viene sempre respinta. Ci vengono concessi solo pochi giorni di ferie all’anno, che usiamo per visite mediche o stare a casa con i nostri figli. Anche quando chiediamo un’ora di permesso per accudire un nostro familiare ci viene sempre negata".
Ma le accuse non si fermano qui. Parte di esse puntano anche all’assenza di crescita professionale: "Entri con una categoria e quella rimane fino alla pensione, nonostante migliaia di operazioni e spostamenti di reparto. Non c’è mai un ringraziamento, nemmeno a livello verbale. Chiediamo solo rispetto".
Poi, al centro della denuncia anche situazioni di presunto pressioni e malessere psicologico diffuso: "C’è un mobbing pazzesco. Veniamo accusate di assenteismo, ma se ci assentiamo dal lavoro è solo perchè si arriva ad un livello di stess insopportabile per tutto quello che accade in azienda e che il nostro amministratore non vuole ascoltare. Quando gli riportiamo certe problematiche, veniamo additate come bugiarde".
Ciò che sorprende nelle parole delle lavoratrici però, è la dedizione per il loro lavoro: "Noi vogliamo portare avanti il settore manifatturiero perchè amiamo questo lavoro, però senza essere calpestate e senza rinunciare ai nostri diritti. A volte segnaliamo dei possibili miglioramenti della produzione ma all’azienda questo non importa, ci trattano solo come mucche da mungere. Non vogliamo provocare nessuno, vogliamo solo farci ascoltare, che l’azienda apra un dialogo con noim e che ci chieda il perché del nostro malcontento. Chiediamo rispetto e un confronto serio".
L’interrogazione parlamentare depositata da Ascari domanda infine iniziative concrete per tutelare le lavoratrici del comparto moda, "spesso impiegate in contesti ad alto rischio di sfruttamento, anche nei marchi più prestigiosi, perchè siano adeguatamente tutelate nei loro diritti e nella loro salute fisica e psicologica".