Marco Eletti dopo l'omicidio di Reggio Emilia: "Ascolti, se li ho ammazzati io non lo so"

La telefonata shock al 118 e gli interrogatori davanti al pm: "L’abitazione era troppo grande, andava venduta"

Nel riquadro, Marco Eletti sabato dopo il delitto

Nel riquadro, Marco Eletti sabato dopo il delitto

Reggio Emilia, 29 aprile 2021 - Marco Eletti, 33 anni, è andato due volte, sabato pomeriggio, nella casa dei genitori a San Martino: lo hanno inquadrato le telecamere. La prima volta potrebbe aver somministrato i tranquillanti alla madre e forse anche al padre - per lui si aspetta la conferma dagli esami tossicologici - per poi allontanarsi. La seconda volta a metà pomeriggio - dalle 16 in poi è la fascia al vaglio dei carabinieri - è sospettato di avere infierito su di loro. In entrambi i casi sarebbe risultato vestito sempre nello stesso modo.

Marco Eletti e le contraddizioni dell'omicidio di Reggio Emilia

Di certo, però, al momento ci sono le telefonate, in tutto tre fra 118 e 112, fatte da lui per dare l’allarme. Dalle registrazioni, emerge una frase inquietante. Dapprima, alle 16.57, Marco ha chiamato il 118: "Buonasera", dice l’operatore. Di sottofondo si sente una frase che è stata captata: "Ascolti, se li ho ammazzati io non lo so". L’altro dice: "Prego?", ma poi la conversazione cade. Qualche minuto dopo, lui fa un’altra chiamata, che non va a buon fine. Poi la terza, la più lunga, dopo la quale piombano nella casa di San Martino carabinieri e personale sanitario.

Secondo gli inquirenti, lui avrebbe fatto una messinscena. Proprio come uno scrittore di thriller quale lui è, che però sarebbe passato dalla fantasia delle pagine alla realtà dei fatti. L’ordinanza di conferma del carcere emessa dal giudice Dario De Luca contiene alcuni stralci dell’interrogatorio reso da Eletti davanti al pm Piera Giannusa, tra sabato e domenica. Lui stesso ha accennato a una contesa in famiglia sulla casa di San Martino: "Ho fatto presente ai miei genitori che l’abitazione era troppo grande e che andava venduta. Mio padre non era d’accordo, mia madre era più favorevole. Ci sono state discussioni e battibecchi".

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Ecco perché gli inquirenti ipotizzano in prima battuta, nero su bianco, che l’omicidio sia scaturito "da una lite con il padre, in presenza della madre, sulla casa. Dopo aver stordito la donna con farmaci, avrebbe inferto almeno cinque martellate all’uomo". Ma lo scontro in famiglia sull’abitazione, se anche fosse confermato come movente, potrebbe non essere l’unico. Il 33enne, durante l’interrogatorio, ha detto molto altro: "Alle 16 ero in casa, ma non so dire altro... Ero in bagno e cercavo su internet ‘omicidi con un martello’".

E poi: "Sei mesi fa avevo cercato su internet ‘come addormentare le persone con benzodiazepine’". Sono parole che gettano una luce sinistra, ma a cui non è comunque seguita a oggi una confessione. La fidanzata Giulia Grassi, con cui conviveva a Gavasseto, ha negato di sapere di screzi in famiglia. L’ipotesi investigativa è che, forse, lui potrebbe aver costruito una scena del delitto lasciando intendere una rapina sfociata nel sangue - ma non sono stati trovati segni di scasso - oppure una lite tra i genitori sfociata nell’omicidio-suicidio. Ma ci sono dubbi: ci si interroga, ad esempio, se volesse davvero uccidere la madre - avrebbe avuto il tempo per farlo - o soltanto renderla inerme. E sul perché abbia voluto eliminare guanti e lacci con il fuoco nel garage, mentre chiamava i soccorsi. Come nei thiller che lui scriveva, non mancano gli indizi ma neppure i dubbi: e resta ancora, per gli investigatori, da scavare nella dinamica, nel movente e anche nella sua psiche.