CLAUDIO LAVAGGI
Cronaca

Marco Macina, il "Messi di San Marino", presenta il suo libro a Montecchio

Marco Macina racconta la sua carriera calcistica e presenta il libro "Era il più forte di tutti" a Montecchio.

Marco Macina racconta la sua carriera calcistica e presenta il libro "Era il più forte di tutti" a Montecchio.

Marco Macina racconta la sua carriera calcistica e presenta il libro "Era il più forte di tutti" a Montecchio.

La storia di Marco Macina è quella di un ex giovane calciatore, tesserato anche per grandi squadre come Milan, Parma e Bologna (oltre che Reggiana), che pur essendo un fenomeno "mondiale" non riuscì a sfondare come doveva. Ora "il Messi di San Marino" vuole raccontarsi e lo farà di persona domani pomeriggio alle 16 nella Sala della Rocca del Castello di Montecchio. A ingresso libero e con l’incontro condotto da Alessandro Zelioli, Macina presenterà il suo libro scritto con il giornalista Matteo Selleri, il cui titolo "Era il più forte di tutti", è tutto un programma. Oggi Macina è sposato, ha una figlia di 18 anni, vive a San Marino e lavora presso il locale ufficio del turismo.

Ma era davvero il più forte di tutti? E chi lo disse per primo? "Senza falsa modestia, a 14, 15 anni in Italia sì – dice Marco in ‘sammarinese’, slang misto tra il comico Cevoli e Valentino Rossi – forse anche nel mondo, ma la mia non è stata una carriera fortunata. Per primo lo disse Roberto Mancini che non è mai stato prodigo di complimenti. Con lui, giovanissimo, arrivai al Bologna".

Poi tante squadre, il Milan e la Reggiana in prestito nel novembre 86/87, 23 presenze, 4 gol. Che ricordi conserva?

"Splendidi, intanto perché avevo 22 anni, poi perché fui apprezzato allora e i reggiani mi ricordano ancora. Per venire a Reggio in Serie C rifiutai il Messina in B. Mi volle Previdi, il presidente era Vandelli e l’allenatore Nello Santin. Con me c’erano Albi, D’Agostino, D’Adderio… fino al boato del Mirabello".

Lo spieghiamo?

"Stavamo facendo riscaldamento, D’Adderio era in campo e quando entrai io sul prato, la curva esplose in un boato che impressionò Fulvio che me lo ricordò l’anno dopo quando entrambi eravamo ad Ancona e anche dopo quando ne parliamo. E quindi ho un gran ricordo della curva granata".

Eravamo rimasti al ricordo attuale.

"Già, mi è capitato di andare al mare e che qualcuno tra i reggiani mi riconoscesse, facendomi sempre i complimenti. Sono stato solo pochi mesi, ma questo mi fa sempre tanto piacere".

La sua carriera non finì bene.

"No, mi infortunai ad Ancona e nonostante fossi guarito non rientrati. Poi, sbagliando, rifiutai alcuni club ed uscii dal giro".

La Regia la segue ancora?

"Dove ho giocato mi piace vedere il seguito. Sono stati bravissimi a credere fino in fondo alla salvezza".

Presentiamo il libro?

"L’ho presentato in vari posti, spesso con ex compagni come Paris e altri. È bello ritrovarsi, è un po’ come tra vecchi compagni di scuola. Ho dedicato un pensiero a tutte le squadre in cui ho militato. Domani, per esempio, dovrebbe essere presente anche Giovanni Vandelli e altri compagni di quei tempi. Una bella rimpatriata".