Lui, un uomo che oggi ha 43 anni, era accusato di aver perpetrato maltrattamenti alla moglie anche quando lei era incinta, in un’abitazione nella zona della stazione. Per gli episodi contestati, dal dicembre 2016 al gennaio 2017, ieri il giudice Matteo Gambarati lo ha assolto "perché il fatto non sussiste". Secondo l’accusa, il marito, operaio di origine egiziana, incensurato, l’aveva offesa sistematicamente, anche quand’era in gravidanza, e colpita con calci, pugni e oggetti, anche in presenza della figlia minore. E le aveva chiuso le finestre di casa anche in pieno giorno per paura che qualcuno la potesse vedere. La donna era stata collocata in un luogo protetto nell’ottobre 2016, ma lui l’avrebbe contattata insistentemente al telefono. Per un episodio gli veniva poi contestato il reato di lesioni per averla presa a calci e pugni sull’addome, in presenza della figlia minore. La donna non si è costituita parte civile e ha deciso poi di ritirare la querela. Il pubblico ministero Maria Rita Pantani ha chiesto per l’imputato una condanna di due anni. Nell’arringa difensiva l’avvocato Matteo Iotti ha sostenuto che alcuni fatti che venivano addebitati alla crudeltà del marito sarebbero stati in realtà stratagemmi della moglie per nascondere la gravidanza alla sua famiglia d’origine.
al.cod.