
La denuncia della madre di una quattordicenne: "Erano in venti e nessuno è intervenuto. Ora la stanno minacciando anche in chat"
"Pensava fosse una serata tranquilla con degli amici. Invece era tutto organizzato per aggredirla. L’hanno attirata in un parco e massacrata di botte. Poi hanno filmato tutto e pubblicato le sue ferite su Instagram, come un trofeo. Mia figlia ha 14 anni".
È il racconto agghiacciante della madre della vittima di un violento pestaggio avvenuto sabato sera al Parco della Resistenza di Scandiano. Un’aggressione brutale, crudele e forse premeditata, compiuta da due coetanee e accompagnata da insulti, minacce e riprese video condivise tra i gruppi di WhatsApp.
"Già dal pomeriggio mia figlia e le sue amiche si erano incontrate con questo gruppo, erano una ventina di ragazzi, si conoscevano tutti. Tra questi c’è una ragazza che da mesi la prende di mira per le solite e futili gelosie tra adolescenti. Si sono dati appuntamento quella sera, lei pensava fosse per stare insieme. Invece è stata una trappola". Le immagini del video sono terribili: due ragazze l’hanno presa per i capelli, immobilizzata e colpita ripetutamente con calci e pugni violentissimi, anche alla testa. "Ad un certo punto si vede addirittura qualcuno che le incita. Tutti attorno guardavano. Ventuno persone e nessuno è intervenuto, solo una sua amica".
La vittima, stordita e ferita, non ha avvertito subiti i genitori. Ha chiesto aiuto alla sorella di una sua amica, che l’ha riaccompagnata a casa nonostante quella sera dovesse dormire fuori. Solo più tardi, attorno a mezzanotte, la verità è emersa: "Un suo amico, non presente al pestaggio, le ha scritto chiedendole come stava. Lei non capiva il perché della domanda. Così ha scoperto che la ragazza che l’ha picchiata di più aveva messo il video tra le storie per gli “amici stretti”, pubblicando anche le foto della schiena piena di lividi per prenderla in giro".
Il giorno successivo, quando i genitori sono venuti a conoscenza della violenza, è scattata immediatamente la denuncia ai carabinieri. Ma intanto sono partite anche le ritorsioni sul gruppo Whatsapp di cui faceva parte la vittima. "Hanno cominciato a minacciarla: “Se fai il mio nome ti uccido” – hanno scritto in chat, accompagnato da offese pesanti – poi l’hanno rimossa dal gruppo". Al momento sono in corso le indagini dei carabinieri, che stanno raccogliendo il materialeo.
"Sul referto dell’ospedale si legge trauma cranico, versamenti nelle costolose e lividi in fiaccia e su tutto il corpo – conclude la madre preoccupata –. Oggi aveva malissimo alle costole: la riporteremo al pronto soccorso sperando che la situazione non peggiori".
Elia Biavardi