Reggio Emilia, il vescovo Camisasca. "La mia scuola, da Gigi Riva ai giorni del ’68"

Il vescovo ricorda i suoi giorni da studente

Il vescovo Massimo Camisasca

Il vescovo Massimo Camisasca

Reggio Emilia, 17 settembre 2018 - Il vescovo e scrittore, monsignor Massimo Camisasca, ricorda il tempo della sua scuola, il 1968 a 50 anni di distanza, regala preziosi ricordi, come pagine di diario e di storia, che affascinano.

Ricorda con lucidità e tenerezza aneddoti e particolari di un tempo passato. Compagno del mitico calciatore Gigi Riva, frequenta l’università mentre Mario Capanna è già leader del Movimento studentesco. Camisasca è testimone diretto di un’epoca che ancor vive nell’oggi e, infine, augura agli studenti di vivere l’avventura di nuove conoscenze.

Vescovo Camisasca, che ricordo conserva del suo primo anno di scuola?

«Ricordo molto bene il mio primo anno di scuola, che fu un anno particolare. Abitavamo ancora, io e mio fratello gemello, in un paesino sul Lago Maggiore, dove i nostri genitori erano sfollati a causa della guerra. C’era una sola classe di prima elementare e la nostra mamma era la maestra. Io già sapevo leggere e anche un po’ scrivere. Non feci perciò fatica. Ciò che sentivo invece pesante era non poter più correre nei prati durante tutta la mattina».

I ricordi dei compagni?

«Ricordo i miei compagni: alcuni li ho rivisti dopo tanti anni. La mamma, che noi chiamavamo come gli altri ‘Signora Maestra’, dedicava tutto il sabato mattina a insegnarci a cantare: canti degli alpini, canti di montagna... Sono i ricordi più belli di quel primo anno di scuola, assieme ai racconti tratti dall’epica e dalla mitologia che, avrei scoperto molti anni dopo, la mamma traeva da un libro antologico intitolato ‘Storia delle storie del mondo’, allora molto in voga fra le maestre elementari».

Tra i suoi compagni c’era anche un futuro campione...

«Sì, Gigi Riva. Era più avanti di me di due anni: esattamente era nato il 7 novembre 1944. Non eravamo perciò in classe assieme, ma ci trovavamo in cortile negli intervalli e lui già allora mi stupiva per la forza con cui colpiva il pallone».

Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della Rivoluzione del Sessantotto. Lei all’epoca era studente. Che ricordo ha?

«Nel 1968 frequentavo l’Università Cattolica di Milano. Ricordo molto bene la sera di novembre del 1967 in cui ci fu l’occupazione dell’Università. Assieme a Trento, Parma, Pisa e altre sedi furono le prime scintille di quella che sarebbe poi diventata la contestazione giovanile. Partecipai alla votazione. Se ricordo bene, votai contro l’occupazione. E poi lasciai l’Università nella notte, prima che chiudessero i cancelli. Mario Capanna era già alla guida del nascente Movimento Studentesco».

Com’erano quei giorni?

«Erano giorni convulsi e confusi. Convulsi perché tutto avveniva con una rapidità straordinaria e confusi perché al di sopra di una protesta giustificata per il formalismo in cui viveva la società di allora, non c’era una direzione chiara di percorso. Il marxismo entrò potentemente nella vita dei giovani come una sirena, portato soprattutto dalla Scuola di Francoforte e dai vari movimenti che si stavano affacciando sul balcone della storia. Era un marxismo con mille sfumature, dentro il quale si trovava la critica a Mosca, la simpatia per Pechino e il maoismo, uno sguardo interessato ai movimenti rivoluzionari dell’America Centrale e a Che Guevara, Ho Chi Minh, ma anche l’individualismo anarcoide del mondo giovanile americano, le comunità hippies, fino al desiderio di evadere e di sognare che portò all’uso delle droghe, e al desiderio di godere che portò alla rivoluzione sessuale».

Alla luce del suo vissuto, cosa augura agli studenti di oggi?

«Auguro a tutti gli studenti che quest’anno scolastico sia un anno di crescita per la loro umanità. Un anno di nuove conoscenze, ma soprattutto un anno di nuove scoperte delle potenzialità affettive e costruttive che ogni giovane porta dentro di sé. Un anno in cui possano trovare dei maestri e dei padri. Non si può crescere infatti se non in un dialogo critico con chi ci precede. Auguro a tutti l’avventura di nuove conoscenze: la scoperta affascinante dell’universo, delle sue leggi, dei suoi misteri, dei suoi abitanti, della sua storia. Auguro a ciascuno di trovare, quasi tassello in un mosaico, il proprio posto nella società, attraverso il contributo dei propri doni e dei propri ideali».