
Il colosso della moda contrattacca: «Troppo sensazionalismo e superficialità»
"Da sempre mettiamo al centro dell’attenzione l’impegno quotidiano, i nostri collaboratori, il rispetto delle regole e la qualità del prodotto, convinti che sia questo il modo più autentico per contribuire a dare valore al nostro territorio e al nostro Paese". Lo fa sapere il gruppo Max Mara in una nota diffusa ieri, dopo le polemiche delle scorse settimane sullo stabilimento della Manifattura San Maurizio.
Alcune delle oltre 200 lavoratrici della fabbrica di Reggio Emilia, che hanno fatto due scioperi a maggio e sono state ricevute in municipio dal sindaco lo scorso 25 giugno, hanno denunciato di essere pagate a cottimo, cronometrate al bagno e definite “grasse” e “mucche da mungere”. Accuse che l’azienda derubrica a "una campagna caratterizzata da disinformazione, sensazionalismo e superficialità" e a cui ribatte "sia per rispetto della verità che a tutela delle persone che ogni giorno, da quasi 75 anni, lavorano per la reputazione ed il prestigio di Max Mara Fashion Group".
Infatti "intendiamo smentire che vi sia all’interno di Max Mara Fashion Group un clima lesivo della dignità delle persone, come confermato dall’intervento pubblico di una folta rappresentanza di lavoratrici della Manifatture di San Maurizio", conclude il colosso della moda.
C’è poi un altro lato della medaglia, portato alla luce nei giorni scorsi dai 68 dipendenti di Manifattura San Maurizio che non hanno aderito alla protesta sindacale tenutasi il 23 maggio scorso, davanti al Tecnopolo, dove si stava tenendo in quel momento la presentazione del progetto del Polo della Moda. "Tutte le aziende, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore, affrontano delle sfide e dei problemi; la nostra non fa eccezione – hanno detto –. Tuttavia, pur riconoscendo l’importanza del diritto allo sciopero esercitato da alcune nostre colleghe, riteniamo doveroso prendere le distanze da alcune affermazioni che sono emerse durante la protesta".
Il riferimento va a una "rappresentazione distorta" dell’ambiente di lavoro, in particolare quelle offese sopracitate "non rispecchiano in alcun modo il clima all’interno dello stabilimento né il vissuto della maggioranza di noi". "Il sistema di cottimo, spesso demonizzato, è previsto dal nostro contratto di lavoro interno e non sostituisce il salario base, bensì lo integra", l’assicurazione sanitaria viene "fornita a tutti i dipendenti" e l’ambiente di lavoro viene definito "curato e sicuro".
"Siamo convinti che la soluzione ai problemi passi attraverso i canali di comunicazione interni all’azienda – concludono –. Il rispetto, elemento chiave per una collaborazione efficace, deve essere reciproco".
La vicenda, riferiscono i lavoratori, ha generato "un clima interno caratterizzato da palpabile nervosismo e amarezza; pur comprendendo la preoccupazione per eventuali ritorsioni, riteniamo che chiunque abbia scelto di affrontare apertamente le proprie questioni abbia sempre trovato ascolto e supporto".