Maxi-frode: carabiniere complice patteggia

I fratelli Arabia volevano inscenare un furto e frodare l’assicurazione, l’agente avrebbe compilato un falso verbale: ora sconterà due anni

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MONTECCHIO

Hanno patteggiato tutti e quattro gli imputati, con la sospensione condizionale della pena e le attenuanti generiche riconosciute a ognuno di loro. Si è conclusa l’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta dei carabinieri sul maxifurto simulato in un’azienda di Montecchio, la ‘Cp autoricambi’: lo scopo era di frodare l’assicurazione e incassare così 30mila euro, oltre a rivendere i pezzi fintamente trafugati.

Nel luglio 2021 furono arrestati i fratelli Nicola Arabia, 37enne residente a Bibbiano, e Giuseppe Arabia, 33enne che abita a Reggio. A loro sono state contestate la corruzione e la simulazione di reato. Per gli stessi addebiti, più il falso, fu indagato il carabiniere Aldo Pio Tabellario, l’appuntato che si occupò del sopralluogo verbalizzando il furto in realtà mai avvenuto, fatto per il quale gli fu promesso un compenso da 500 euro: per lui il giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi dispose la sospensione dal servizio per un anno.

Davanti al gup Dario De Luca, ieri gli imputati hanno concordato la pena col pm Giacomo Forte, titolare dell’inchiesta insieme al pm Iacopo Berardi. Il carabiniere Tabellario, difeso dall’avvocato Claudio Vincetti (Studio Ferrari Vincetti e associati) ha patteggiato 2 anni di reclusione, pena sospesa. Gli è stata revocata la misura cautelare. E gli è stata concessa l’attenuante per aver proposto, prima dell’udienza preliminare, un risarcimento all’Arma per il danno potenziale arrecato all’immagine dei carabinieri. Il militare ha negato la corruzione, il legale Vincetti si limita a dichiarare: "Siamo soddifatti della sentenza". Anche Nicola Arabia, assistito dall’avvocato Mattia Fontanesi, ha patteggiato due anni, pena sospesa.

Mentre il fratello Giuseppe Arabia, tutelato dagli avvocati Davide Martinelli e Rossella Zagni, ha concordato col pm 1 anno e 8 mesi, pena sospesa. Gli è stata riconosciuta l’attenuante della minima importanza nella preparazione o nell’esecuzione del reato, la stessa applicata anche al campano Pasquale Copertino, 60 anni, colui che gestiva la ‘Cp autoricambi’.

Quest’ultimo, sempre assistito dai legali Martinelli e Zagni, doveva rispondere di simulazione di reato: ieri ha patteggiato 1 anno e 4 mesi, pena sospesa, con la stessa attenuante riconosciuta a Giuseppe Arabia. I due fratelli sono figli di Salvatore Arabia, che fu freddato nell’agosto 2003 in un agguato a Steccato di Cutro: era un uomo molto vicino al boss della ‘ndrangheta Antonio Dragone, che fu ucciso l’anno dopo da Nicolino Grande Aracri. Nel corso delle indagini preliminari aveva patteggiato anche un altro carabiniere, l’appuntato Francesco Guzzo, tutelato dagli avvocati Nicola Tria e Marco Napoli: aveva concordato 7 mesi, pena sospesa, per falso riguardante la compilazione di alcuni ordini di servizio (fatti del tutto scollegati dalla vicenda del furto simulato a Montecchio).

A lui era stata applicata la sospensione dal lavoro per nove mesi, poi revocata poco tempo dopo. Un terzo carabiniere indagato per falso è stato trasferito in altra provincia.