
Lo stabilimento Inalca andato a fuoco nella notte tra il 10 e l’11 febbraio
Inizierà lunedì 26 maggio la bonifica dei resti organici all’interno dell’edificio di via Due Canali a Reggio dove operava la ditta di lavorazione delle carni Inalca, distrutto nella notte tra il 10 e l’11 febbraio da un incendio. In particolare, informa il Comune di Reggio, è previsto un primo importante intervento all’interno degli ambienti più prossimi alle abitazioni della zona, che ancora ospitano i resti delle carni rimaste all’interno dello stabilimento divorato dalle fiamme.
"Dopo i tanti sopralluoghi e un percorso non semplice dove l’amministrazione comunale si è fatta promotrice delle richieste di intervento dei residenti, Inalca ha fatto sapere di avere incaricato una ditta specializzata", spiegano dal municipio. Confidando che l’intervento "permetterà ai residenti delle case di via Due Canali, che affacciano sullo stabilimento, di liberarsi dai miasmi provocati dal materiale organico residuo".
Quella notte il rogo ha devastato la maggior parte della struttura – ampia 50mila mq – che era l’ex Unibon, rilevato dal gruppo Cremonini nel 2010. All’interno diversi capannoni: distrutti quello di lavorazione delle carni del gruppo Cremonini e tutta l’area di Quanta Stock, azienda specializzata nello stoccaggio di materie prime per conto di CirFood s.c., leader nella ristorazione collettiva in Italia. Le fiamme hanno però risparmiato il deposito di ammoniaca: si sarebbe sprigionata una nube tossica.
Oltre al tema legato alla salubrità del sito dopo l’incendio, in cui si inserisce anche la recente ri-chiusura al pubblico del Parco della Resistenza per lavori di bonifica e pulizia di altre tracce di amianto, c’è quello lavorativo e sindacale.
"Quattrocento posti di lavoro a rischio e un’importante realtà che scompare dalla geografia produttiva della provincia" erano e sono i due punti chiavi su sui si concentra l’attività delle principali sigle sindacali del territorio. Il Comune, proprio nei giorni scorsi, avrebbe avanzato a Cremonini l’ipotesi di trovare una nuova sede Inalca nell’area che, un tempo, doveva essere destinata a Silk Faw.