Meningococco Reggio Emilia, Francisca Joy morta. "Aiutava donne in difficoltà"

Rinaldi della Caritas: "Abitava con noi in via Adua, era come una figlia"

Francisca Joy, morta per una sepsi da meningococco

Francisca Joy, morta per una sepsi da meningococco.

Reggio Emilia, 12 marzo 2019 - «Francisca era diventata come nostra figlia. Quanto accaduto, per noi e le ragazze che stavano vivendo con lei, in comunità in via Adua, è uno choc atroce». Isacco Rinaldi, direttore della Caritas, ha la voce rotta dall’emozione quando parla di Francisca Joy, la diciannovenne morta ieri mattina all’Arcispedale Santa Maria Nuova a seguito di una sepsi da meningococco.

Rinaldi, da quanto tempo Francisca viveva da voi? «Stava facendo servizio civile da noi e stava vivendo anche un’esperienza di vita comunitaria qui alla Caritas, con altre ragazze. Il servizio civile non lo aveva iniziato da tanto, ma era da diversi mesi che abitava con noi in via Adua, anche se la conoscevamo già da prima».

Che ricorda porta con sé di Francisca? «Era una ragazza solare. Si stava aprendo alla vita, e aveva troppa voglia di vivere. Era una bella persona, che aveva sofferto, ma che stava facendo anche tanto del bene per gli altri».

Francisca quando è arrivata in Italia? «Era nata in Nigeria ed era arrivata qui abbastanza giovane. Non aveva i genitori e quindi aveva vissuto per un periodo a Piacenza e poi si era trasferita qui, dove stava facendo un’esperienza di vita comunitaria con altre ragazze della sua età, sia italiane che stranieri».

Di cosa si occupava durante il servizio civile? «Aveva preso parte al progetto NuovaMente. Si occupava delle donne in difficoltà. Stava con loro, condivideva la giornata, le accompagnava, ma si occupava anche dei più piccoli».

Forse rivedeva in loro le difficoltà che aveva vissuto lei da piccola? «Francisca ha vissuto delle sofferenze personali e questo ha fatto sì che maturasse una sensibilità particolare verso i più piccoli».

Quando si è sentita male? «Giovedì sera è uscita con le amiche a fare aperitivo e venerdì mattina si è svegliata che non stava tanto bene».

Poi cos’è successo? «È andata a lavorare un’oretta, ma non stava bene, così l’abbiamo portata a casa. La febbre, poi, è salita e abbiamo chiamato l’ambulanza e lì purtroppo non c’è più stato nulla da fare. È stata una cosa molto improvvisa».

Farete qualcosa in suo ricordo? «Questa mattina (ieri; ndr), con gli altri ragazzi della comunità, abbiamo celebrato insieme l’eucaristia in suo ricordo per affidarla al signore che l’accompagni in questo nuovo viaggio. Certi che lui l’ha chiamata a sé e la custodirà».