Messe abusive a Reggio Emilia, parte la scomunica

Ennesimo capitolo del braccio di ferro tra don Crescimanno e la diocesi In una missiva (non firmata) la comunità di Casalgrande disconosce la Chiesa

Don Claudio Crescimanno guida la comunità agricola di Casalgrande Alto

Don Claudio Crescimanno guida la comunità agricola di Casalgrande Alto

Reggio Emilia, 6 luglio 2022 - Duemilaventidue, scisma nella Chiesa. Può sembrare anacronistico, ma è quanto accade nella piccola comunità di Casalgrande Alto, tremila abitanti e tanta voglia di scissione. La diocesi reggiana ieri ha diffuso una lettera, arrivata in vescovado, scritta dalla comunità che fa riferimento a Don Claudio Crescimanno, il prete protagonista di un braccio di ferro inedito tra la sua “comunità agricola“ (dove le messe si celebrano in latino, il coronavirus non esiste e le omelie sono ’abusive’) e la Chiesa reggiana, costretta a richiamarli varie volte in questi mesi. Ed ecco l’ultimo capitolo di questa saga: la comunità di Crescimanno si dichiara Lefebvriana, aderente cioé ai dettami tradizionalisti di quel Lefebvre scomunicato nel 1988 da Giovanni Paolo II. E così la diocesi è costretta ad annunciare che saranno "attivate le opportune procedure canoniche". Dicesi “scomunica“.

Ma ecco il testo inviato all’indirizzo della Curia reggiana dagli scissionisti: Nuovamente chiamata in causa da alcuni organi di stampa, la nostra comunità, che si ritrova a Casalgrande Alto e in altre sedi per condividere il lavoro agricolo e tenere vivi i legami sociali e spirituali tra i suoi membri, chiarisce quanto segue. Mentre esprime il doveroso rispetto per tutte le autorità civili e religiose, nella libertà del proprio cammino, si deve precisare che la nostra comunità non è più dipendente da coloro che pure riconosce come legittimi Pastori della Chiesa. Essa, infatti, si ispira convintamente ad una delle Comunità internazionali nate dall’opera eroica di monsignor M. Lefebvre, denominata ‘Resistenza’, secondo la tradizione dottrinale, liturgica e pastorale che in essa si conserva: di conseguenza non può più essere considerata giuridicamente vincolata alla giurisdizione dell’attuale Gerarchia. La nostra comunità ringrazia l’eccellentissimo Ordinario del luogo per aver offerto a noi e agli abitanti del territorio l’occasione per un appropriato discernimento, certamente necessario per evitare fraintendimenti, a vantaggio di tutti .

Tutto chiaro a questo punto, tranne l’identità, dato che non compare nessuna firma in calce.

"Pur non firmato da persone identificate – spiega la diocesi –, il testo dichiara il rifiuto di ogni legame con i pastori e della comunione con i membri della Chiesa, costituendo dunque un atto univoco di orientamento scismatico da parte di soggetti che hanno costituito un centro di interessi in Casalgrande alto. Benché gli stessi siano stati richiamati al rispetto della comunione ecclesiale, gli animatori di tale realtà hanno pervicacemente rifiutato ogni contatto e, anzi, si confermano nella rottura con la Chiesa. Sono pertanto attivate le opportune procedure canoniche".

s.m.