"Mi ha spinto con forza dicendo: ’Ti butto giù’"

A processo per tentato omicidio e violenza sessuale, l’uomo avrebbe tentato di far precipitare la coinquilina dal quinto piano

"Mi ha spinto con forza dicendo: ’Ti butto giù’"

"Mi ha spinto con forza dicendo: ’Ti butto giù’"

di Alessandra Codeluppi

Lei sostiene di aver subìto pesanti attenzioni da lui, che avrebbe allungato le mani sulle parti intime della donna. Poi quest’ultima si è affacciata alla finestra per chiedere aiuto, ma l’uomo avrebbe cercato di buttarla giù, senza riuscirci, dal quinto piano di un condominio di Correggio: un volo che avrebbe potuto costarle la vita e che lei evitò aggrappandosi.

È l’episodio, avvenuto il giorno di Ferragosto 2021, di cui è chiamato a rispondere un 46enne operaio, di origine marocchina, residente in paese e con cittadinanza italiana: ora lui è a processo con diverse accuse, tra cui spiccano quelle di tentato omicidio e violenza sessuale.

Davanti al collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini, ieri è stata ascoltata la parte offesa, una 33enne connazionale che abitava da qualche giorno insieme all’imputato: i due si erano conosciuti su Facebook tramite amicizie comuni e lui, proprietario dell’appartamento, l’aveva ospitata chiedendo di pagargli un affitto.

Secondo una prima ricostruzione, nella tarda serata del 14 agosto la 33enne era uscita di casa dopo una lite, avendolo visto alterato. Poi, non sapendo dove andare, era tornata nell’abitazione. In aula lei ha fatto riferimento a uso di alcol e polvere bianca da parte dell’uomo. Si era addormentata e poi risvegliata, quando la situazione è precipitata. A suo dire, lui le chiese di avere un rapporto sessuale, che lei rifiutò. Ma l’uomo non avrebbe desistito: "Mi ha palpeggiata prima sul seno, poi in tutto il corpo".

La donna si è allontanata da lui: "Mi sono avvicinata alla finestra, che era aperta, per chiedere aiuto. Stavo telefonando ai carabinieri: mi sono sporta mettendo una gamba fuori dal davanzale, rimanendo a cavalcioni. Lui mi ha spinta con forza. Mi ha detto: ‘Ti butto giù’. Lui gridava, ma nonostante il rumore nessuno dei vicini è venuto a soccorrermi: solo un ragazzo che era per strada mi ha aiutata. Quando il mio aggressore si è accorto di lui, si è allontanato da me".

In base alla ricostruzione investigativa, il passante salì in casa attirato dalle grida della donna: qui ebbe una colluttazione con il 46enne, che lo colpì con i cocci di un vaso. La mattina seguente la donna sporse denuncia: i carabinieri arrestarono il 46enne, che fu dapprima sottoposto alla custodia cautelare in carcere per un anno, fino all’udienza preliminare, e poi ai domiciliari, misura tuttora in vigore in aggiunta al braccialetto elettronico.

Ieri mattina l’avvocato difensore Stefano Germini ha chiesto di revocare o alleggerire la misura cautelare. Il 46enne deve rispondere anche di detenzione illegale di arma, perché era uscito di casa qualche giorno prima con un coltello. E di lesioni al ragazzo brasiliano che era andato a soccorrere la 33enne. Sia lei che il passante sono stati visitati all’ospedale, dove sono state formulate prognosi rispettivamente di cinque e sette giorni.

Pur rimarcando la sofferenza che le causò quell’aggressione, la donna non si è opposta all’alleggerimento della misura, a differenza del pm Pantani che ha ripercorso i precedenti penali del 46enne, sostenendo invece che la sua personalità sia contenibile solo attraverso i domiciliari. L’uomo vive tuttora nella propria abitazione, per la quale paga un mutuo, con il sostegno di amici.

Il tribunale si è riservato la decisione e ha fissato a fine mese l’escussione dei testimoni della difesa, che sono vicini di casa. Nella scorsa udienza erano state sentite altre persone che avevano riferito di aver visto la donna a cavalcioni sulla finestra e di aver sentito le sue richieste di aiuto, ma non la spinta da parte dell’uomo.