"Mi vogliono costringere alle nozze". Ma il giudice assolve i genitori

La sentenza del tribunale a Reggio: la ragazza aveva simulato un suicidio pur di non sposare il cugino pakistano

Sopra il sostituto procuratore Valentina Salvi, che ha portato avanti l’indagine dopo la denuncia della giovane

Sopra il sostituto procuratore Valentina Salvi, che ha portato avanti l’indagine dopo la denuncia della giovane

"Non puoi innamorarti, non ti è concesso. Devi sposarti presto in Pakistan, sei già stata promessa in sposa a tuo cugino". Ancora una giovane vittima di un matrimonio forzato; un’altra ragazza costretta a denunciare i propri genitori per sfuggire alle nozze combinate con uno sconosciuto. Eppure ieri è stata emessa una sentenza che sicuramente farà discutere: i tre indagati, ovvero i genitori e il fratello della vittima sono stati assolti in tribunale a Reggio per non aver commesso il fatto. Parliamo di una ragazza, oggi 24enne originaria dello stesso paese di Saman, forse dello stesso quartiere, che ha trovato il coraggio – nonostante le violenze e le minacce della famiglia – di dire no, di ribellarsi ai loro diktat.

Ieri, però, in aula la vittima ha abbracciato i genitori in lacrime: non si era costituita parte civile nel procedimento poiché – aveva spiegato – non aveva intenzione di far loro del male.

I tre imputati, residenti in città, erano sottoposti a divieto di avvicinamento alla giovane donna: misura che ora, ovviamente, verrà meno. Gli imputati si sono difesi sostenendo di non aver mai obbligato la ragazza a convolare a nozze in Pakistan: i parenti hanno affermato che il loro volere era ‘soltanto’ quello di far conoscere alla figlia il promesso sposo: poi sarebbe stata lei a decidere. Eppure la ragazza era arrivata a simulare un tentativo di suicidio pur di far capire alla famiglia che non avrebbe mai accettato di sposare uno sconosciuto.

Il capo di imputazione del pm Valentina Salvi parla chiaro: gli indagati, in concorso tra loro, con violenza e minaccia compivano atti idonei diretti in modo univoco a costringere la figlia a contrarre matrimonio in Pakistan, non riuscendo nell’intento perché la donna si rivolgeva ai servizi sociali di Reggio Emilia e veniva collocata in comunità".

I fatti sarebbero avvenuti tra dicembre 2021 e aprile 2022, ovvero quando la giovane si è rivolta ai servizi sociali, appunto, per denunciare quanto avveniva tra le mura domestiche.

"Mi vogliono costringere a sposare mio cugino in Pakistan – aveva raccontato la 22enne (all’epoca dei fatti) agli assistenti sociali. – Per questo sono scappata di casa".

Subito era partita la segnalazione all’associazione ‘Senza Veli sulla Lingua’ e la ragazza era stata trasferita in una struttura protetta.

Eppure il giudice ha stabilito che non vi è stata nessuna induzione al matrimonio e ora probabilmente la giovane tornerà a casa.

L’avvocato della giovane, Giorgio Pellicciardi afferma: "Sono stato chiamato dall’associazione ‘Senza veli sulla lingua’ dopo che la vittima si era rivolta ai servizi sociali di Reggio per denunciare l’accaduto. L’associazione le aveva trovato una sistemazione in un luogo protetto, fuori regione. Aspetto le motivazioni per capire i motivi che hanno portato il giudice a questa sentenza".

Qualche settimana fa ha tenuto l’Italia col fiato sospeso una vicenda del tutto simile: quella di una studentessa indiana di 19 anni, residente nel Modenese e sottoposta a sevizie dai genitori, dalla nonna e dalla zia poiché si era innamorata di un connazionale 23enne. Secondo la famiglia d’origine, infatti, la giovane era stata già promessa in sposa. In base a quanto disposto dal giudice Scarpa, gli indagati dovranno ora mantenere una distanza di almeno trecento metri dalla vittima e dal suo fidanzato, altrimenti scatterà l’aggravamento della misura.

Nei giorni scorsi è stata approvata definitivamente alla Camera la proposta di legge Saman, che vede come prima firmataria la deputata M5s Stefania Ascari. Una legge grazie alla quale sarà possibile concedere il permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio, in modo da evitare quanto accaduto a Saman Abbas.