Brescello (Reggio Emilia), 25 novembre 2020 – Torna a riavvicinarsi alle sponde reggiane del Po, dopo un periodo trascorso a Lecco come prefetto. Il dottor Michele Formiglio, già commissario straordinario a Brescello durante la fase di scioglimento del consiglio comunale per “condizionamenti della criminalità organizzata”, è fresco di nomina come prefetto di Mantova, con competenze fino ai confini con il territorio reggiano, Brescello compreso. E prima di lasciare l’incarico a Lecco, il dottor Formiglio ha citato anche il paese di Peppone e don Camillo in una intervista rilasciata a “il Giorno”.
Durante il suo mandato a Lecco, infatti, Formiglio si è evidenziato come “prefetto antimafia”: ha firmato undici provvedimenti interdittivi, ha istituito fra i primi l'Osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata e ha stipulato un protocollo per una piattaforma che consente di monitorare in tempo reale assetti e passaggi societari per cogliere subito i segnali di possibili infiltrazioni. “Credo e spero di aver fornito un segnale chiaro”, rivendica con orgoglio. Ma dell’esperienza iniziata nel 2016 a Brescello come commissario straordinario ricorda: “Percepivo un clima di ostilità anche quando andavo al bar a prendere il caffè. E il parroco nelle interviste sosteneva che si stava diffamando una comunità”, ricorda a distanza di qualche tempo.
A Lecco, invece, non è stato così: il sostegno è stato unanime, o quasi, di fronte alle attività di contrasto alla criminalità organizzata. “Preferisco il silenzio operoso, ho cercato di coltivare l'impegno dell'intelligenza e la determinazione dell'agire”, ha dichiarato al momento del passaggio tra Lecco e Mantova. E ancora: “Io non sono un politico, sono il rappresentante del governo e devo agire nell'interesse della collettività. Non ho rimpianti: in questo ultimo incarico ho dato tutto, sia umanamente sia professionalmente”. A Brescello la presenza dei commissari in municipio non era stata unanimemente gradita, tanto che le forze dell’ordine avevano avuto a che fare con atti vandalici e messaggi che potevano essere intesi come intimidatori nei confronti dei rappresentanti del governo.