
La docente era già finita alla sbarra per diffamazione attraverso i social
Guastalla (Reggio Emilia), 13 maggio 2025 – "Questa mattina mi sono alzata alle 5 e ho preso il treno per venire a vedere la tua faccia di... Se dovessi perdere il lavoro prenderò la bandiera che lei vede qui dietro e... ".

Sono le minacce rivolte da un’ex insegnante di una scuola superiore di Guastalla alla preside nel settembre 2018: per quest’episodio, avvenuto dentro l’ufficio della dirigente scolastica, l’allora docente è stata condannata dal giudice di pace Elisabetta Freddi a versarle 650 euro più le spese legali come parte civile; una cifra più alta di quella chiesta dalla pubblica accusa (500 euro).
Tra le frasi contestate all’insegnante finita a processo ve n’erano altre: "Affonderò le mie unghie sulla tua faccia" e "Tornerò in questa scuola, ce la vedremo tra donne e sarà una guerra a spada tratta".
La dirigente scolastica, assistita dall’avvocato Gianluca Tirelli , subì nello stesso periodo altre condotte per le quali la docente è già stata giudicata davanti al tribunale monocratico.
Nel novembre 2022 la donna fu condannata dal giudice Cristina Beretti a una pena di 6 mesi e a versarle 5mila euro per diffamazione aggravata sui social.
Secondo quanto denunciato ai carabinieri dalla preside, la docente non si presentò a scuola il 3 settembre 2018, giorno della convocazione di tutti i colleghi. Lei cercò tramite alcuni collaboratori di contattarla, invano.
Tre giorni dopo scoprì sul profilo Facebook dell’insegnante un testo che mischiava offese a sfondo sessuale, insinuazioni sul cambio di dirigente nell’istituto, un’accusa di mobbing e minacce di morte: "Se mi blocca lo stipendio la tolgo via dalla faccia della terra".
A fine settembre la preside integrò la precedente denuncia. Poiché l’assenza ingiustificata si era prolungata, le inviò una raccomandata, ma apparve un nuovo post in cui la docente si rivolgeva all’allora ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, parlando di "abuso di potere verso studenti e discenti" e di "spostamenti assurdi di ragazzi disabili".
Nel novembre 2018 fu aperta un’azione disciplinare: la docente, che non si presentò a un’audizione al Provveditorato, fu licenziata.
Nel processo di allora la difesa, sottolineando che lei risultava irreperibile, aveva chiesto il minimo della pena e le attenuanti generiche.