
Emergono nuovi dettagli sulla vicenda del 42enne crotonese in manette per aver ricattato un uomo. Per spaventarlo, avrebbe detto che il denaro serviva per un intervento chirurgico della figlia di un malavitoso.
"Se non soddisfi la mia richiesta di denaro entro 24 ore, ti verrà tagliata una mano". Emerge anche questa pesante ritorsione tra le frasi messe nero su bianco da un 42enne di origine crotonese e indirizzate a un vicino di casa, oltre a quella di raddoppiare la cifra domandata: dai 6mila euro iniziali a 12mila "per finanziare – era anche scritto – l’operazione chirurgica della figlia di un boss della malavita in carcere". I dettagli emergono dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta per il 42enne dal gip Andrea Rat che ha accolto la richiesta del pm Valentina Salvi avanzata giovedì nell’udienza di convalida dell’arresto. Il 42enne, con un piccolo precedente a carico, è finito in manette nelle prime ore di martedì per l’ipotesi di reato di tentata estorsione: l’operazione è scattata al culmine di un piano congegnato dalla polizia di Stato. Al cittadino era stata recapitata una lettera anonima, infilata dentro la porta attraverso la fessura.
La squadra mobile guidata dal dirigente Andrea Napoli ha approntato un blitz che ha permesso di arrestare il flagranza il 42enne: d’accordo col residente finito nel mirino, si è concordata la consegna di una busta con elementi riconoscibili nel luogo programmato, e poi gli agenti hanno monitorato il 42enne mentre ritirava e poi buttava un sacco dalla finestra, risultato contenere il denaro, dopo che i poliziotti gli avevano suonato al campanello. Nel foglio manoscritto, l’autore diceva anche che il cittadino "non avrebbe dovuto fare il furbo, che conosceva ogni dettaglio della sua vita e non avrebbe avuto difficoltà a rintracciarlo", per poi specificare che avrebbe dovuto mettere i soldi nel portone d’ingresso dando il segnale attraverso le luci del condominio.
Il residente ha escluso di aver avuto problemi con l’arrestato, sostenendo che i rapporti siano sempre stati cordiali, e ha riferito sul 42enne che aveva avuto controlli domiciliari dei carabinieri e che sapeva di sue difficoltà nel pagare le spese condominiali. E che, essendo un muratore, aveva chiesto in passato di fare lavori nel palazzo, negati in assenza dell’autorizzazione dell’amministratore condominiale; in passato aveva anche tinteggiato le pareti interne dello stabile, lavoro che svolse bene chiedendo però una cifra ritenuta troppo alta, motivo per cui non fu più chiamato. In tribunale il 42enne, difeso dall’avvocato Jenny Loforese, ha negato gli addebiti: a suo dire, aveva trovato un sacco con dentro i soldi per caso mentre stava verificando chi aveva suonato al campanello; voleva restituirli al proprietario tanto che stava scrivendo ai condòmini e se n’era liberato dalla finestra solo per timore. Una versione che il gip Rat ha ritenuto non credibile e contraddittoria, ravvisando i gravi indizi di colpevolezza a suo carico, nonché le esigenze cautelari in carcere (il legale aveva chiesto l’obbligo di firma) per il rischio di reiterazione del reato.