CronacaOmicidio Toano, il nipote di Pedrazzini: "Gli avevano venduto pure il trattore"

Omicidio Toano, il nipote di Pedrazzini: "Gli avevano venduto pure il trattore"

Un nipote di Giuseppe Pedrazzini. "Chiamavamo, ma la figlia e la moglie ci rispondevano che stava bene. Speriamo nella giustizia"

Il recupero del cadavere di Pedrazzini

Il recupero del cadavere di Pedrazzini

Reggio Emilia, 16 maggio 2022 - Un borgo fino a ieri inesistente, Cerrè Marabino, ed oggi alla ribalta della cronaca su tutti i mass media: troupe televisive che si arrampicano sulle strade dell’Appennino per raggiungere, non senza difficoltà, il pozzo improvvisamente diventato famoso quale tomba occulta di Giuseppe Pedrazzini. La gente del paese e dell’intero comune di Toano, sindaco Vincenzo Volpi compreso, ormai non ne può più di sentirsi chiedere da giornalisti in arrivo da ogni parte, come, quando e perché il bravo concittadino ’Bebbe’, suo amico, è finito nel pozzo.

Omicidio Toano, le accuse: "Impedivano a Pedrazzini di uscire e chiamare i parenti"

Nessuno degli interpellati e neppure i parenti stretti sono in grado di dare una risposta su una vicenda drammatica così lontana dal loro modo di pensare e agire.

Sono proprio loro, amici e parenti di Beppe, che aspettano una risposta su ciò che è accaduto al povero Beppe, l’aspettano dalle forze dell’ordine e dalla magistratura impegnate nella ricostruzione di una vicenda che, al momento, presenta risvolti fortemente raccapriccianti, comunque sia andata.

Il nipote Giordano è particolarmente, come tutti, addolorato per la fine che ha fatto lo zio Beppe. "Una persona meravigliosa che tutti amavano, –aggiunge –. Era un po’ che non riuscivamo comunicare con lui, però nessuno poteva immaginare che le tante storie raccontateci al telefono dalla figlia e dalla moglie, potessero nascondere una simile tragedia di cui loro potrebbero essere la causa. Lo dirà la magistratura, ma intanto nostro zio Giuseppe, una persone che voleva bene a tutti, non c’è più. Lui coltivava l’orto per le sue sorelle e i suoi nipoti. Era contento del suo trattore che gli serviva per andare nel bosco e fare qualche lavoretto. Anche quello glielo hanno venduto".

Una riflessione, tra le tante, di una persona che conosce la gente della montagna e loro abitudini: "Fatti di cronaca che raccontano di tragedie famigliari analoghe ne sentiamo ogni giorno, arrivano dai mezzi di comunicazione, ti rattristano quando non ti sconvolgono per ciò che ci sta dietro, per le modalità che vengono descritti i fatti, ma mai nessuno riuscirebbe ad immaginare che fatti analoghi possano accadere qui, dove la realtà circoscritta ti permette di condividere le giornate e gli eventi della settimana dove la compartecipazione alle vicende famigliari è la consuetudine. Forse non più, o non del tutto, complice anche il prolungato distanziamento che ha alimentato dimensioni più individualistiche che di socialità. Non è facile realizzare che anche qui nella nostra montagna si sia consumata una vicenda con tali profili di mistero, non ci appartiene!".