Mirko Genco, la nonna: "Sconvolto dall’uccisione della madre"

"Non ha giustificazioni per quello che ha fatto, non posso che chiedere scusa a chi soffre: è un dolore che conosco"

La panchina nel parco dove Cecilia è stata uccisa dal suo ex Mirko Genco

La panchina nel parco dove Cecilia è stata uccisa dal suo ex Mirko Genco

Reggio Emilia, 23 novembre 2021 - "Adesso vado io in Tunisia a prendere l’assassino di mia madre. Deve tornare in Italia e finire in cella". Solo che a sei anni di distanza in carcere ci è finito lui. Con un’accusa macigno per un altro femminicidio: Mirko Genco, 24 anni, parmigiano, lo ripeteva ai nonni, Daniela e Pietro Pettenati come un mantra. Rovesciando tutto il suo livore su quel pezzo di famiglia che gli è sempre rimasto accanto.

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La panchina nel parco dove Cecilia è stata uccisa dal suo ex Mirko Genco
La panchina nel parco dove Cecilia è stata uccisa dal suo ex Mirko Genco

Anche ora, dopo che il nipote ha colpito con fendenti micidiali alla gola la sua ex compagna, Juana Cecilia Hazana Loayza, 34 anni, un figlioletto di nemmeno un anno, Daniela non ha tregua. Un nuovo abisso l’ha inghiottita, lei che nel testa o croce della vita ha perso troppe volte.  

"Non so proprio cosa gli sia passato per la testa: è inspiegabile, dopo tutto quel che abbiamo passato. Quello che ha fatto non trova giustificazioni", lo dice piano, con voce impastata di lacrime a fine di una giornata convulsa che ha passato a ricostruire davanti ai giornali e alle televisioni. "Sono tornate in onda tutte le immagini più dolorose della mia vita: quelle di Alessia e ora Mirko".

La mamma del killer fu assassinata dal compagno nel 2015

Alessia Della Pia, la mamma del 24enne è stata uccisa di botte dall’uomo con cui condivideva casa e vita in una piovosa giornata di dicembre del 2015. Mohamed Jella, tunisino, 34 anni, è in cella da quattro anni e mezzo. Dopo una fuga in Tunisia, indagini frenetiche e un dialogo tra Paesi non sempre semplice, nonostante gli accordi internazionali. Mai stato estradato, ancora in attesa che prenda via quel processo lontano ma mai dimenticato.

"Non potevamo immaginare"

"Mirko aveva un rapporto difficile con la madre – riavvolge il filo Daniela in un soffio, piegata dalla sofferenza – ma l’omicidio l’aveva letteralmente sconvolto. Per questo non mi spiego come abbia fatto anche solo a sfiorare non una, bensì due ragazze". La nonna Juana non l’ha mai conosciuta: "ma sapevo di lei dai racconti di Mirko, era particolarmente legato al suo bambino". Eppure niente tra quelle quattro mura calde intime, unico scampolo di normalità nella vita del 24enne, lasciava presagire l’orrore. Anche durante gli arresti domiciliari "non potevamo immaginare quel che sarebbe accaduto".

"Aveva preso una brutta china, beveva forte e si circondava di fantomatici amici pronti a scomparire dopo una serata di bisbocce, ma noi ce l’abbiamo messa tutta, era un secondo figlio. Venerdì ci ha detto che sarebbe uscito con gli amici: erano circa le 22. Sabato mattina ha fatto una doccia, è uscito prestissimo, ma non l’abbiamo più visto: i carabinieri l’avevano già fermato".

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"Un'infanzia difficile"

Mirko lavorava come venditore porta a porta di contratti per l’energia elettrica, i militari l’hanno bloccato tra un campanello e l’altro. "Non ha avuto un’infanzia semplice – la voce di Daniela si fa sempre più fioca, mentre si contorce le dita per trattenere le lacrime –. Sua madre è rimasta incinta giovanissima, non aveva ancora vent’anni. Nonostante i nostri sforzi, si è presto ritrovata sola, circondata da compagnie malsane, con lavori saltuari che non le permettevano di tirare il fiato. Tanto che per un po’ Mirko è finito in una casa famiglia, per permetterle di rimettersi in piedi. Piano piano crescendo si è allontanato, ha sempre avuto un carattere difficile da decifrare, chiuso".

E la convivenza anche con loro è stata scandita da alti e bassi anche prima dei domiciliari: liti frequenti, spesso per questioni di soldi, e cattive compagnie. "Ma mai avrei pensato arrivasse a tanto. Mirko è geloso e possessivo e nei momenti di rabbia è solito minacciare tutto e tutti. Ma erano solo parole…o così credevamo". Daniela stringe la testa fra le mani, quasi come se il peso che sente dentro la sovrastasse. "Sono molto credente e prego per la famiglia e gli amici di Juana, so l’abisso di dolore che stanno vivendo. Chiedo perdono, anche se so che questo non può bastare".  

C.P.