
Un’auto dei carabinieri a Reggio. È stata l’Arma a intervenire nella notte della lite
Reggio Emilia, 11 marzo 2025 – Parole cariche di sofferenza: “Mi muovo e respiro, ma faccio fatica a pensare al futuro e ai sentimenti”. E’ quanto dice la 44enne, da noi interpellata, che aveva accoltellato il marito nella notte di lunedì 3 marzo, alle 2.30, nell’appartamento dove vive la coppia.
Da ieri è tornata ieri dietro il bancone del negozio in centro storico dove da sempre lavora, e che è una delle due boutique gestite dal marito: entrambi sono noti commercianti dentro l’esagono. Lei, dopo una discussione, aveva impugnato un coltello di 30 centimetri, di cui 18 di lama, e lo aveva ferito con diversi fendenti in varie parti e anche all’altezza di un polmone. Lui non aveva riportato conseguenze gravi.
Ma gli accertamenti condotti dopo l’episodio di sangue hanno svelato un altro scenario rispetto a quello iniziale: la donna lo avrebbe colpito solo per proteggere e salvare se stessa, dopo aver sopportato nel tempo svariate vessazioni. Lei non sarebbe la persona violenta, ma una vittima che ha cercato di difendersi. E lui, ora, potrebbe essere chiamato a rispondere delle proprie presunte condotte tenute verso di lei: il suo nome figura iscritto nel registro degli indagati. All’esito dei primi accertamenti, questa ricostruzione è avallata dalla Procura. Ma la donna, seppur creduta dagli inquirenti, appare gravata: “Sto vivendo un momento molto difficile. Le cose saranno ancora lunghe…”.
E poi torna a concentrarsi sul suo lavoro, per distogliersi da pensieri pesanti. Nei giorni scorsi il pubblico ministero Stefano Finocchiaro, dopo aver interrogato la donna, che è difesa di fiducia dall’avvocato Pina Di Credico, ha dapprima riqualificato l’iniziale ipotesi di tentato omicidio in quella di lesioni aggravate (dall’aver colpito il coniuge): la donna è stata scarcerata ed è tornata in libertà. Il pm ha poi chiesto la convalida dell’arresto – avvenuto in flagranza –, ma senza domandare misure coercitive: l’udienza è stata fissata davanti al gip Andrea Rat.
Emerge che a oggi la Procura non ravvisa i gravi indizi di colpevolezza per i due reati che in prima battuta erano stati formulati, ma ha individuato i presupposti per ritenere che la donna abbia agito per legittima difesa: un’esimente di una condotta altrimenti punibile penalmente. Dopo l’arresto, la 44enne aveva deciso di sottoporsi nella mattina del 4 marzo all’interrogatorio col pm Finocchiaro. Era apparsa molto provata, con lividi e un occhio nero: segni che farebbero pensare a un’aggressione da lei subita. “Non volevo uccidere, ma difendermi”, aveva riferito al pm, spiegando per due ore la sua versione e parlando anche di un contesto pregresso che avrebbe portato all’accoltellamento.
All’esito dell’interrogatorio, il difensore Di Credico aveva descritto l’episodio come “apice di altri fatti violenti avvenuti dentro un contesto familiare complesso”. E ora lui figura indagato per l’ipotesi di maltrattamenti in famiglia. Da quanto emerge, più volte le forze dell’ordine avrebbero fatto visita a quella casa in diverse occasioni, di cui quella del 3 marzo è stata certamente la più grave, quando il 45enne è stato ritrovato dai soccorritori del 118 in un lago di sangue e poi sono accorsi i carabinieri, che hanno scoperto il coltello in un cassetto e poi hanno arrestato la donna. Ora lui figura indagato per maltrattamenti. Abbiamo interpellato l’avvocato difensore Helmut Bartolini, che al momento preferisce non rilasciare dichiarazioni in attesa che si chiarisca meglio il quadro della vicenda.