FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Molestata e infamata: palpeggiata dall’amico del fidanzato e poi definita "poco seria"

Ieri in tribunale a Reggio Emilia un trentenne alla sbarra con l’accusa di violenza sessuale. Alcuni testimoni suoi conoscenti hanno tentato di colpevolizzare la vittima

Reggio Emilia, 16  novembre 2023 – È mattina presto , il tuo convivente è appena andato al lavoro. Torni a dormire, la porta di camera chiusa a chiave, ma vieni svegliata dalle mani di un uomo che ti toccano, ti frugano, cercano di prenderti. Urli.

Lì davanti a te c’è quell’amico che tu e il tuo ragazzo avevate deciso di ospitare in casa vostra temporaneamente: è entrato dalla porta-finestra del balcone, comunicante con il resto dell’alloggio. Sarebbe accaduto questo, a fine agosto 2021, in un appartamento di Reggio. Ed è di violenza sessuale aggravata l’accusa di cui deve rispondere un trentenne di origine straniera in Tribunale, davanti al collegio presieduto dal giudice Cristina Beretti (a latere Ghini e Semprini).

Nell’udienza di ieri sono stati ascoltati il fidanzato - un trentenne di origine straniera - e il carabiniere che raccolse la denuncia presentata dalla sedicente vittima, sporta un mese dopo i fatti "per vergogna", dopo essersi confidata con un’amica che la spinse a chiedere giustizia.

Trent’anni, in Italia da 25, studentessa e lavoratrice, la ragazza si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Giuseppe Iembo. Il convivente - interrogato dalla pm Maria Rita Pantani, dall’avvocato difensore Francesca Pecorari del Foro di Bologna e da Iembo - ha confermato quanto denunciato dalla donna. Lui aveva ospitato per amicizia l’imputato e di lui si fidava. Così come si fida della fidanzata, tant’è che le è rimasto accanto nonostante le insinuazioni sulla sua moralità.

La donna infatti sarebbe stata infamata nelle dichiarazioni testimoniali di amici dell’imputato emerse durante le contestazioni in aula: l’avrebbero descritta come "una poco seria", quasi una ninfomane che spesso tradiva il compagno. Parole gravissime, tanto che il Pm ha espresso l’intenzione di rinviare alla Procura quegli atti per valutarne la veridicità; in ballo c’è la possibilità di aver dato false informazioni all’autorità procedente.

Al di là dei fatti specifici, a 9 giorni dalla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sembra di assistere all’ennesimo processo per stupro dove, per dimostrare l’assenza del reato, si "accusa" la sedicente vittima e si indaga sulla sua vita privata.