
Il ricordo commosso del cappellano del Papa a Roma: "Era una persona diretta. Ha operato in umiltà per rendere la Chiesa sempre più immagine di Gesù" .
di Mariagiuseppina Bo
"Ho saputo del decesso del santo padre mentre stavo celebrando la Santa Messa nella basilica di San Pietro, alle 10. Stavo leggendo il vangelo della Resurrezione, quella che aspetta il santo padre. In quel momento mi è giunto un messaggio che mi comunicava la morte del Papa". Questa è la prima affermazione, sulla scomparsa di Papa Francesco, di monsignor Tiziano Ghirelli nominato da papa Francesco canonico della Basilica di San Pietro in Vaticano; per tutti, a Reggio, don Tiziano.
Esperto d’arte sacra, monsignor Tiziano Ghirelli era cappellano del Papa a Roma (onorificenza pontificia con cui si entra a fare parte nella famiglia pontificia e che comporta il titolo di monsignore), che col Santo Padre ha condiviso fino a qualche tempo fa la residenza in Santa Marta. Monsignor Ghirelli continua: "Erano i primi messaggi che arrivano, c’era moltissima gente in Basilica, non ho potuto dirlo pubblicamene, poiché non vi era comunicazione ufficiale, ho finito messa normalmente, si può immaginare il mio sentire e il mio spirito". Un momento di silenzio. "Poi sono uscito piazza San Pietro, la gente ancora era ignara, se non per qualche voce isolata poi la notizia si è diffusa. Adesso occorre aspettare che vengano organizzati e compiuti i vari passaggi previsti per i funerali. Personalmente ho ricevuto diversi messaggi di partecipazione, testimonianze di cordoglio da tanti amici e conoscenti".
Monsignor Tiziano Ghirelli, del Santo Padre ricorda: "Non mi dimenticherò del calore, della affabilità e della immancabile scherzosa, simpatica ironia con cui mi ha accolto a Santa Marta durante la cena del 10 aprile 2022, il giorno del mio insediamento quale Canonico della papale basilica di San Pietro in Vaticano".
Come mai il Santo Padre l’ha chiamata a operare a Roma? "Mi sono chiesto spesso il perché mi è stato chiesto di lasciare Reggio, d’intesa col mio vescovo. Credo che il tentativo di coniugare l’arte e il messaggio cristiano abbia trovato apprezzamento ed è ciò che mi sono sforzato di mettere in pratica negli incontri quotidiani con centinaia di pellegrini, specie ora che viviamo l’Anno Santo".
Quando è stato chiamato a Roma dal Papa cosa ha provato? "Naturalmente sono stato sorpreso della chiamata, ma ciò che ricordo è sentire la responsabilità, la mia testimonianza di vita e di ministero doveva ampliarsi, diventare universale, com’è poi avvenuto nel mettermi a disposizione della Chiesa a Roma nella Basilica di San Pietro".
Quante volte ha incontrato Papa Francesco? "Le occasioni ci sono state e ho ricavato l’dea di una persona diretta e di una intelligenza ’calda’, cioè attenta alla persona che aveva davanti in quel momento. Ciò fin dal primo incontro, sensazioni poi confermate nella quotidianità, avendo condiviso fino a qualche tempo fa la residenza in Santa Marta. In momenti di doloroso distacco, come questo, non si vuole perdere il ricordo degli incontri e non disperdere non solo le parole, ma i gesti e soprattutto gli sguardi. In questo Papa Bergoglio è stato una continua scoperta per me in questi, quasi, tre anni di vita romana".
Ci lasci un ultimo ricordo. "Papa Francesco ha operato in umiltà per rendere la Chiesa sempre più immagine di Gesù; ha indicato delle strade che lui stesso ha poi percorso. Penso che i suoi esempi, oltre alle parole, illumineranno a lungo il cammino delle comunità cristiane in tutto il mondo".