
La vittima Anna Maria Amati
Reggio Emilia, 9 febbraio 2025 – Un calvario tra ricov
eri, dolore e interventi chirurgici, che si concluse con la morte della paziente, la 61enne Anna Maria Amati, madre del noto ristoratore Rocco Altini. Venti mesi dentro e fuori da ospedali a causa dell’infezione cronica che sviluppò al ginocchio sinistro dopo un’operazione “routinaria” di protesi a Villa Verde il 13 maggio 2009, rendendo necessari prima due interventi al Rizzoli di Bologna per la rimozione della protesi e per tentare di salvare l’articolazione dopo la frantumazione del femore con una massiccia emorragia. Quindi al Santa Maria Nuova di Reggio l’amputazione fino all’anca della gamba. Infine la morte per setticemia in Rianimazione il 16 febbraio 2011.Nelle scorse ore, a 15 anni dal decesso, il giudice del tribunale civile di Reggio Stefania Calò ha stabilito il risarcimento record di 1 milione e 125mila euro per il vedovo Domenico e i figli Mario, Antonio, Vincenzo e Rocco (chef dello Sfizietto di viale Simonazzi e del Tana Maria di Albinea), assistiti dall’avvocato Giacomo Fornaciari. A dover indennizzare per il “danno parentale” (ma anche per quelli subiti dalla donna) è Villa Verde.
“Si tratta di un risarcimento di notevole entità – commenta l’avvocato Fornaciari – ma è sicuramente proporzionato al gravissimo danno subito dai congiunti di Anna Maria e il Tribunale ha accolto quasi totalmente le nostre richieste”.
La famiglia, originaria della Puglia, ebbe la vita sconvolta sin dopo il primo intervento, con il marito e i figli che sempre più angosciati dovevano assistere Anna Maria, medicarle una “borsite”, accompagnarla nelle visite e stare con lei in reparto, vedendola spegnersi giorno dopo giorno.
Una agonia durata 20 mesi; scrive il giudice nella sentenza che Anna Maria sentì non solo “la sofferenza fisica derivante dalle lesioni” ma anche la sofferenza psicologica per la “condizione di lucidità agonica, in quanto è in grado di percepire la sua situazione ed in particolare l’imminenza della morte”.
Dopo il decesso, su richiesta dei parenti il giudice Simona Boiardi incaricò un collegio peritale, composto da un medico legale ed uno specialista, di valutare se ci fossero o meno delle responsabilità dei sanitari. La conclusione fu che tutto derivava dalle cure “non adeguate” che i sanitari di Villa Verde prestarono alla donna quando la ferita al ginocchio si infettò: antibiotici contro la necrosi e le dimissioni il 16 giugno. I familiari per diverso tempo hanno esitato a portare avanti la causa, già prostrati dal lutto. Poi un paio di anni fa la decisione di tornare dall’avvocato, forti di quella perizia, contestata dai legali di Villa Verde ma ritenuta valida dal nuovo giudice Calò. Ma nel verdetto si legge che c’è “nesso causale con le complicanze sorte a seguito dell’intervento di artroprotesi” e che “l’infezione post chirurgica non è stata adeguatamente trattata, il che ha portato la cronicizzazione dell’infezione con necessità di trattamento chirurgico in due tempi correttamente eseguito presso gli Istituti Ortopedici Rizzoli”.