Ha sostenuto che sua figlia non faceva uso di droga. E che gli altri che quella notte erano insieme a lei, più vecchi, avrebbero dovuto proteggerla. Ha preso la parola in aula Carolina Esposito Mocerino, la madre di Nunzia Colurciello, la 24enne morta nel salotto dell’abitazione di un’amica, a Guastalla, il 24 ottobre 2018, dopo una serata trascorsa in un locale di Modena. Dall’autopsia emerse che la giovane fu stroncata da un mix di droghe che, secondo l’accusa, le furono somministrate già nel pomeriggio: cocaina e Mdma per ’caricarla’ prima dell’ingresso in discoteca.
Nel maggio 2023 hanno patteggiato la pena due dei tre imputati, accusati di spaccio e di morte come conseguenza di altro reato: tre anni e mezzo per un 43enne di Castel d’Ario (Mn) e 2 anni, convertiti in lavori di pubblica utilità, per un 52enne di Pomponesco (Mn). Una 48enne di Guastalla, assistita dall’avvocato Alessio Barboni, ha invece deciso di difendersi nel rito ordinario, in corso davanti al giudice Michela Caputo: è accusata di cessione di Mdma alla 24enne scomparsa.
Ieri sono stati sentiti due carabinieri: hanno riferito che, dalla perquisizione della casa dell’imputata, a Guastalla, descritta come ordinata, non trovarono droga ma sacchetti di plastica compatibili con l’uso per il confezionamento. Parola poi a un ragazzo che era presente nell’abitazione quel giorno: ha raccontato che non vide la ragazza assumere droga, che il gruppo arrivò a Guastalla alle 6, andarono prima a comprare paste, bevvero; e che poi Nunzia si mise sul divano e iniziò a stare male. E poi che le praticò il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, mentre l’imputata chiamò l’ambulanza, arrivata in cinque minuti. Oltre alla madre della 24enne era presente anche il padre, Generoso Colurciello: sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Berenice Candela e Gianluca Cancelliere, secondo i quali la ricostruzione delle ultime ore della vita di Nunzia appare al momento approssimativa.
"Se mia figlia fosse stata soccorsa, si sarebbe salvata", dichiara al Carlino la madre che solleva un dubbio: "Come mai lei non fu portata all’ospedale che distava pochissimo?" Nella prossima udienza, in dicembre, si proseguirà con altri testimoni della Procura.