Morte in slittino a Reggio Emilia, risarcimento di 1,2 milioni. "È una proposta illogica"

Madre e figlia morirono dopo un incidente sulle piste, imputato il gestore. "Il marito avvisò la moglie del pericolo": si valuta la cooperazione colposa

Renata Dyakoswska e la figlia Emili Formisano

Renata Dyakoswska e la figlia Emili Formisano

Reggio Emilia, 20 aprile 2022 - I sette mesi trascorsi dall’ultima udienza a quella di ieri non sono bastati per trovare un accordo sul risarcimento. Le parti proveranno a trattare ancora, dopo che il giudice ha accolto la richiesta della difesa di prendere tempo fino a settembre. Parliamo della tragedia sulle piste del Renon, in Trentino, avvenuta il 4 gennaio 2019: la piccola Emili Formisano, di 8 anni, perse la vita sul colpo schiantandosi contro un albero con lo slittino, sul quale c’era anche la madre Renata Dyakoswska, 38 anni, deceduta pure lei dopo quaranta giorni di ricovero.

La donna e la bambina imboccarono per sbaglio una pista ‘nera’, proibita a chi usa lo slittino. Nell’udienza preliminare in corso a Bolzano, il 75enne Siegfred Wolfsgruber, gestore dell’impianto, è imputato per omicidio colposo: la Procura gli contesta l’adeguatezza della cartellonistica - il divieto di imboccare la pista nera espresso solo in lingua tedesca - e omissioni nell’uso di strumenti di protezione. Sono cinque i parenti costituiti parte civile. Figura la madre della 38enne, che abita in Polonia, e tre sorelle all’estero, tutelate dall’avvocato Liborio Cataliotti. Chiede il risarcimento anche il fratello di Emili nato da una precedente relazione di Formisano: il giovane è assistito dall’avvocato Silvia Zandaval.

I familiari chiedono in tutto un milione e 230mila euro. Non si sono invece costituiti Ciro Formisano e il figlio avuto da lui e da Dyakowska: hanno già ricevuto un risarcimento dalla compagnia assicurativa della società. Davanti al giudice la difesa, affidata agli avvocati Paride D’Abbiero e Andreas Agethle, ieri ha domandato e ottenuto un rinvio per trattare ancora. Il gup Peter Michaeler ha chiesto alle parti civili di fornire riscontri concreti sul rapporto affettivo tra i parenti e sulla loro frequentazione, almeno a livello telefonico o telematico.

"Abbiamo già fornito questo materiale alle controparti", afferma Cataliotti. La difesa fa sapere di voler fare "un tentativo per definire le questioni civilistiche attraverso la compagnia assicurativa, che ha già dato disponibilità, per i restanti familiari". Secondo Agethle, però, la richiesta di un milione e 230mila euro non può essere accolta: "È una cifra spropositata rispetto alle valutazioni fatte dai giudici in base alle tabelle".

L’avvocato porta diverse argomentazioni. Come le parentele: "Per un danno che arrivi almeno al parametro medio, le parti civili devono dimostrare che il rapporto familiare era stretto". E poi la cooperazione colposa addebitata all’imputato e legata anche al comportamento della madre morta: "Secondo la pubblica accusa, il nostro assistito non fu l’unico a determinare il tragico evento. Nell’archiviazione disposta per il marito Formisano si fa riferimento al fatto che lui disse alla moglie di non scendere con lo slittino e che la avvisò del pericolo". Da qui l’appello alle parenti a rivedere le pretese: "No a proposte fuori dalla logica e dal diritto. Se invece si trova una base di ragionamento credibile, la si può sottoporre all’assicurazione".