Morti in slittino Reggio Emilia, i parenti di Emili chiedono risarcimento milionario

La tragedia sulle piste del Renon, in Trentino, è approdata all’udienza preliminare, iniziata ieri a Bolzano. I familiari della piccola vogliono 1,2 milioni

La piccola Emily Formisano, di 8 anni, e la madre Renata Dyakowska, 38 anni

La piccola Emily Formisano, di 8 anni, e la madre Renata Dyakowska, 38 anni

Reggio Emilia, 9 settembre 2021 - La tragedia sulle piste del Renon, in Trentino, è approdata all’udienza preliminare, iniziata ieri a Bolzano. Il gup dovrà decidere se rinviare a giudizio il 74enne gestore dell’impianto sciistico, Siegfried Wolfsgruber, accusato di omicidio colposo. Il 4 gennaio 2019, la piccola Emili Formisano (foto) , otto anni, reggiana, morì schiantandosi contro un albero con lo slittino, sul quale c’era anche la madre, Renata Dyakowska, 38 anni, deceduta pure lei dopo 40 giorni di ricovero. Mentre il padre e marito della 38enne, Ciro Formisano, le aspettava a fine pista, madre e figlia sbagliarono direzione e finirono su una pista da sci ‘nera’, proibita a chi pratica lo slittino.

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La Procura trentina contesta al gestore dell’impianto sia l’adeguatezza della cartellonistica - sulla quale si sollevò un’aspra polemica perché era solo in lingua tedesca - sia la mancanza di altri dispositivi di protezione. Ieri mattina si sono costituite le parti civili: la madre di Dyakowska, che abita in Polonia, dove risiede anche una delle tre sorelle della scomparsa, mentre le altre due abitano tra il Canada e gli Stati Uniti. Le quattro donne sono tutelate dall’avvocato Liborio Cataliotti. Si è costituito anche il fratello di Emili che Formisano ebbe da una precedente relazione: il giovane è assistito dall’avvocato Silvia Zandaval.

I cinque parenti chiedono complessivamente un milione e 230mila euro di danni. Niente costituzione di parte civile, invece, per Ciro Formisano e il figlio avuto da lui e da Dyakowska: i due hanno già ricevuto un risarcimento dall’assicurazione della società Funivie Corno del Renon, che gestisce l’impianto. Gli avvocati di Wolfsgruber, Paride D’Abbiero e Andreas Agethle, hanno invece domandato ieri al gup Peter Michaeler un rinvio: hanno infatti chiesto all’assicurazione di formulare un’offerta di risarcimento ai parenti costituiti parti civili.

Il pm Andrea Sacchetti non si è opposto e il giudice ha fissato la prossima udienza nell’aprile 2022: "In questo periodo l’assicurazione cercherà di trovare un accordo, in sede civile e per evitare spese di lite di entrambe le parti. Fermo restando - mette le mani avanti l’avvocato D’Abbiero - che noi difenderemo Wolfsgruber sul piano penale e che l’azione risarcitoria non incide minimamente sul fatto che lui possa uscirne anche con un’assoluzione". Dapprima la Procura aveva indagato sia Wolfsgruber, sia Formisano, per poi chiedere l’archiviazione per entrambi. Gli avvocati Cataliotti e Zandaval si erano opposti per il gestore della pista, attraverso una super-perizia, all’esito della quale la posizione di Formisano fu archiviata, mentre rimase in sospeso quella del gestore dell’impianto.

Prima dell’udienza di ieri, i due legali reggiani hanno presentato un’ulteriore memoria, e a loro volta gli avvocati del gestore una corposa indagine difensiva, a cui Cataliotti e Zandaval hanno risposto con un’altra altrettanto lunga, alla luce della quale Procura ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio per il solo Wolfsgruber, mentre la posizione di Formisano è stata definitivamente accantonata: "Finora le nostre richieste sono state accolte. Per noi Wolfsgruber è l’unico responsabile", afferma Cataliotti.

L’eventuale processo si preannuncia combattuto: la difesa ha presentato una lista di tre testimoni, che hanno ascoltato alcuni dialoghi tra i familiari avvenuti dopo lo schianto, e hanno depositato un’intervista televisiva di Formisano, mentre le parti civili hanno citato come testi Formisano e il figlio. E poi si aprirebbe tutta la partita tecnica relativa alle contestate omissioni sulla pista da sci.