MIKE SCULLIN
Cronaca

Morto Gigi Zerbini, per 20 anni alla guida del Carlino Reggio

Il funerale sarà celebrato mercoledì, il ricordo di Scullin: “Spiccata capacità organizzativa, ordine, resilienza e umiltà lo caratterizzavano nella vita come nella professione”

Addio a Gigi Zerbini, per  vent’anni capocronista del Carlino Reggio

Addio a Gigi Zerbini, per vent’anni capocronista del Carlino Reggio

Reggio Emilia, 18 dicembre 2023 – Se mi chiedessero: quale animale ti verrebbe di nominare pensando a Gigi Zerbini, a quello che lui rappresentò nei suoi vivacissimi vent’anni da capocronista a Carlino Reggio? Direi subito due, la formica e il gatto.

La formica per la sua spiccata capacità organizzativa, per l’ordine, la resilienza e l’umiltà che lo caratterizzavano nella vita come nella professione.

Il gatto - li amava, non a caso - per la velocità con cui vedeva oltre, con cui intuiva la notizia clamorosa e le sue potenzialità: la acchiappava e non la mollava più. Solo così, grazie alle sue doti, il giornale mise allo scoperto i nervi di una città che, accanto a una innegabile predisposizione a ben governarsi, aveva però la tendenza a nascondere la polvere sotto il tappeto.

Ed ecco i retroscena e le controversie sul terzomondismo e ll Mozambico, ecco il triangolo della morte nel dopoguerra, e certi viaggi gemellaggi con incidenti di percorso. C’era chi le chiamava “campagne”, con intento denigratorio. Gigi non si scomponeva, e tirava avanti, uno scoop dietro l’altro. Anni di grande entusiasmo. Veniva da Genova, dove aveva cominciato la carriera al Lavoro, quotidiano controllato dal psi, diventando giovanissimo capocronista in un battibaleno, con Sandro Pertini direttore.

Anni Settanta, terrorismo, le Brigate Rosse che uccidevano per strada i bersagli più esposti. Gigi non lo raccontava - me lo ha detto di recente Manuela, l’amatissima moglie - ma anche lui aveva una sorta di discreta scorta, la Digos pensava che le Br potessero prenderlo di mira.

Poi la scelta di trasferirsi a Reggio, prima alla Gazzetta e tre anni dopo al Carlino, portato da quel grande direttore che era Tino Neirotti. Vent’anni da capo, tra l’appartamento al quarto piano di via Spallanzani, il simpatico portiere Nardo a controllare chi entrava; poi nell’ex cinema Radium, in via Crispi, trasloco che Gigi accettò con gioia.

Ne succedono di cose, in vent’anni. Fuori - penso per esempio al sequestro Dall’Orto, agli inviati degli altri giornali sempre accolti con gentilezza e ospitalità, questo un altro tratto distintivo di Gigi - e dentro.

Poteva piacere e non piacere, il capo perché la sua discrezione poteva apparire freddezza. Non era certo così, ma ci fu chi lo contestò, per poi in seguito dirmi: sai, aveva ragione lui. Una volta mi disse: quando le cose non vanno per il verso giusto, conviene farsi trascinare dalla corrente perché nuotando in senso contrario ci si arrende subito alla forza dell’acqua. Doveva pensare ai torrenti che ogni tanto straripano e portano via tutto nella sua città di origine, che lui aveva raccontato nei primi articoli da praticante. E come non ricordare le sue passioni? La filatelia, i viaggi in camper per tutta Europa, i rally della stampa con Manuela a far da navigatore. Se n’è andato guardando dalla carrozzina il magnifico parco delle Ginestre, a Rivalta , dove abitava in una maisonette pulita e onesta come lui, senza pretese.

I funerali si terranno mercoledì con partenza alle 10,30 dalla camera ardente della Croce Verde, per la messa nella chiesa di Rivalta. L'inumazione, invece, si terrà nel cimitero di Cavazzoli.