Morto nel pozzo, figlia e genero in carcere

Nuovo arresto per Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida in attesa del processo, la Cassazione rigetta il ricorso della difesa

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di Alessandra Codeluppi

Un nuovo arresto per Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida, rispettivamente figlia e genero di Giuseppe Pedrazzini, l’anziano scomparso e poi trovato morto l’11 maggio dentro il pozzo della sua casa di Cerrè Marabino, frazione di Toano. Da ieri la coppia è tornata di nuovo in carcere, questa volta non più a Reggio ma a Mantova, in attesa del processo. La Cassazione ha infatti rigettato il ricorso presentato dalla difesa dei coniugi contro la misura cautelare più pesante, disposta per loro dal Riesame ma non ancora applicata in attesa del verdetto definitivo, che è arrivato martedì sera.

"Interessi economici anteposti a ogni forma di umana solidarietà verso un parente stretto, lasciato morire senz’assistenza sanitaria". Il Riesame aveva usato parole dure per raccontare la tragica fine di Pedrazzini, 77 anni. Nel fascicolo aperto dal pm Piera Cristina Giannusa risultano tre indagati: oltre alla figlia 37enne e il marito 43enne, anche la vedova 63enne Marta Ghilardini. Secondo l’ipotesi accusatoria, volevano continuare a percepire la pensione anche dopo la sua morte. Ieri la figlia e il genero sono di nuovo tornati in carcere, dopo che la Cassazione ha deciso di bocciare il ricorso della difesa. È l’esito finale di una lunga battaglia sulle misure cautelari: inizialmente erano stati portati in carcere a Reggio, poi il gip aveva deciso di scarcerarli per l’ipotesi di sequestro, disponendo l’obbligo di firma e di dimora fuori provincia, a Suzzara (Mn), per la coppia Pedrazzini-Guida, e per la vedova 63enne a Toano, per soppressione di cadavere e truffa della pensione.

Il pm titolare dell’inchiesta Piera Cristina Giannusa aveva formulato anche il reato di omicidio, ma senza chiedere misure restrittive. E quest’estate ha impugnato la decisione del gip, chiedendo di nuovo il carcere. In luglio Riesame lo aveva di nuovo applicato alla coppia, mentre aveva lasciato in vigore l’obbligo di firma e di dimora per Ghilardini, estendendolo anche al sequestro.

La difesa della coppia è ricorsa alla Corte suprema che, martedì sera, ha deciso che Pedrazzini e Guida debbano tornare dietro le sbarre in attesa del processo. Fino a ieri la coppia aveva dimorato in un albergo a Suzzara. Il procuratore generale in Cassazione aveva abbracciato in toto la tesi del Riesame. L’avvocato difensore Ernesto D’Andrea aveva obiettato che per loro non si configuravano nè l’omicidio nè il sequestro in casa, dal momento che l’anziano aveva problemi di salute.

Il provvedimento della Cassazione è stato trasmesso ai carabinieri del nucleo investigativo che, insieme ai colleghi del nucleo operativo e radiomobile di Castelnovo Monti, a quelli di Gonzaga, di Toano e Suzzara, lo hanno eseguito ieri arrestando la coppia e portandola nel carcere di Mantova. La vedova Ghilardini non aveva impugnato il provvedimento del Riesame ed è tuttora sottoposta alle misure cautelari in vigore a Toano. Durante un interrogatorio, in maggio, aveva fatto alcune rivelazioni, accennando al movente economico, incolpando soprattutto Guida e dicendo di essere stata succube delle decisioni degli altri due.

Le indagini preliminari sono ancora in corso: oggi i carabinieri del Ris di Parma svolgeranno esami di laboratorio su reperti sequestrati a metà giugno nella casa. Mentre si è ancora in attesa dell’esito dell’autopsia: secondo alcune indiscrezioni, la causa della morte potrebbe essere stata naturale, e poi l’uomo sarebbe stato gettato nel pozzo.