Reggio Emilia, spazi pubblici vietati a chi si richiama al fascismo

Passa la mozione in consiglio comunale Rubertelli: "Non doveva presentarla De Lucia dopo il post su piazzale Loreto"

Il consigliere comunale del Pd Dario De Lucia è stato il primo firmatario della mozione

Il consigliere comunale del Pd Dario De Lucia è stato il primo firmatario della mozione

Reggio Emilia, 13 marzo 2018 - D’ora in poi niente spazi, patrocini o contributi di qualunque natura dati dal Comune «a coloro che non garantiscono di rispettare i valori della Costituzione, professando o praticando comportamenti fascisti, che si richiaminodirettamente all’ideologia fascista o che attuino forme di discriminazione razziale, etnica, religiosa o sessuale». E, ancora, niente «concessioni di sale e autorizzazioni a occupare lo spazio pubblico», se non si sottoscrive una «dichiarazione di rispetto della Costituzione, con particolare riferimento alla dodicesima disposizione transitoria e finale», quella che vieta la ricostituzione del partito fascista.

È quanto previsto da oggi nella nostra città, dove il consiglio comunale ha approvato la mozione proposta dal Pd con primo firmatario il consigliere Dario De Lucia, che ha rimarcato «la crescita in questi anni dei movimenti di ultradestra e il diritto di non tollerare e gli intolleranti». Il documento è passato con ventun voti a favore e quattro contrari: Claudio Bassi di Forza Italia, Roberta Rigon di FdI, nel Gruppo Misto, Cinzia Rubertelli e Cesare Bellentani di Alleanza civica. A sostegno Pd, Mdp, Sinistra italiana e M5s. A seguire la seduta, c’era anche Ermete Fiaccadori, presidente provinciale dell’Anpi.

Giorgio Campioli del Pd ha presentato un ordine del giorno a sostegno della mozione, «per ampliarne lo spirito in senso generale, rispetto all’intolleranza che nella nostra società si prova per l’altro». Il documento – approvato con ventun voti a favore (Art.1 - Mdp, M5s, Pd, Si) e quello contrario del Gruppo misto – era ispirato a un analogo documento approvato a Carpi (Mo) «con i voti - ha rimarcato il consigliere – di Pd, FI e M5s».

Ma poi non sono mancate le scintille, anche ricordando recenti fatti cittadini su cui si è innescata la polemica. Bellentani ha detto di essersi trovato «davanti a un caso di negazionismo» quando chiese di intitolare una via a Rolando Rivi, «ucciso dai partigiani comunisti: mi fu fatta togliere la parola comunisti». E ha sollevato un dubbio: «Casapound si è presentata alle elezioni: era contro la legge o a norma?». E ha concluso: «Pur condividendo tanti aspetti, così si va a votare un’opinione. Io sono antifascista, ma questa è una caccia alle streghe che accomuna tutte le dittature».

Il capogruppo del Pd Andrea Capelli ha provato a spazzare via le visioni relativiste: «Basta nascondersi dietro al fatto che si è tutti d’accordo. Casapound sminuisce i valori della Resistenza. Questa mozione vuole porre un punto politico fermo e dire di no a chi sostiene che l’Italia antifascista è l’italietta. Con gli intolleranti bisogna essere intolleranti».

Un distinguo è venuto da Gianni Bertucci del M5s: «Sul fascismo ci siamo sempre detti contrari. Però noi avevamo organizzato un incontro con Roberto Mirabile, presidente della onlus Caramella buona, ma ci è stato negata la sala perché avevamo invitato lui (in riferimento alla serata programmata al circolo Arci Gardenia, ndr). Queste prese di posizione dei centri sociali vanno evitate. E le autovertificazioni – ha rimarcato – lasciano il tempo che trovano».

Del tutto contraria Rigon: «A questo punto si potrebbe costituire la Repubblica antifascista di Reggio. Si tratta di un provvedimento bavaglio e contro la Costituzione. Non prendo lezioni di democrazia da chi ha a che fare con terroristi non pentiti». Il riferimento è alla recente manifestazione tenuta nel giorno della commemorazione delle foibe quando l’ex br Loris Tonino Paroli aveva partecipato alla piazza dlele forze di sinistra.

Alessandra Guatteri del M5s ha espresso appoggio alla mozione rimarcando però «il peso che la crisi può avere nel fomentare gli estremismi». E, così come Cinzia Rubertelli di Alleanza civica, ha puntato il dito contro De Lucia: «Questo documento non avrebbe dovuto presentarlo lui – ha detto Rubertelli –. É pura propaganda, da parte di chi ha pubblicato su facebook il post con piazzale Loreto e il volto di Giorgia Meloni. Questa non è certo una dimostrazione di democrazia». De Lucia si è difeso dicendo che «la foto circolava già in rete come risposta ironica a Meloni che aveva offeso la sinistra».