"Un’amica avrebbe voluto visitare il museo del San Lazzaro ma pare che questo sia impossibile perché è stato chiuso". Parte dallo stupore di un lettore, che avrebbe voluto far da cicerone per un’amica proveniente da fuori provincia, il nostro interesse per il Museo di storia della psichiatria al San Lazzaro, nel cosiddetto Padiglione Lombroso (in onore al Cesare padre della moderna criminologia). Gli spazi destinati alle mirabilia della psichiatria dal 19esimo secolo in avanti, sono uno scrigno inestimabile del settore. Ma da quest’estate sono inaccessibili. Il problema, riferiscono dal Comune, è che durante uno dei controlli obbligatori dei tecnici, è emerso un grave malfunzionamento al sistema antincendio della struttura. Un guasto non da poco, che è impossibile da riparare in quattro e quattrotto. È necessaria una sostituzione dell’impianto, cosa che verrà a costare circa cinquantamila euro. Da quest’estate quindi quello spazio risulta chiuso al pubblico e alle scolaresche che di solito lo affollavano durante l’anno. Ad oggi è impossibile prevedere con precisione quando riaprirà le sue porte, ma è presumibile che fino a febbraio-marzo non sarà possibile tornare all’interno dei suoi spazi. Il padiglione Lombroso, uno degli edifici simbolo del complesso manicomiale del San Lazzaro – che dal 2 marzo 1945 al 6 dicembre 1948 ha ospitato anche il pittore Antonio Ligabue – è stato trasformato in Museo della psichiatria e aperto al pubblico il 30 settembre 2012.
Il museo venne istituito da Carlo Livi nel 1874 come “Museo delle anticaglie”; proprio in questo periodo la filosofia positivista spinse gli ospedali psichiatrici di Reggio Emilia ed altre città a conservare ed esporre gli oggetti di contenzione. A Livi si deve anche la creazione della cranioteca.
s.m.