La dura vita di Peppone

Andrea Fiori

Andrea Fiori

ReggioE milia, 27 settembre 2014 - Il sindaco di Brescello elogia un mafioso, viene seppellito di critiche e infine finisce sotto processo nel suo partito, il Pd. Dura la vita dell’erede di Peppone

Chissà cosa direbbe lui. L’originale. Quello coi baffoni stalinisti dell’eterno Gino Cervi. Il Peppone vero: Giuseppe Bottazzi, classe 1899, sindaco comunista di Brescello. Uomo d’ordine di un partito tutto d’un pezzo. Chissà cosa direbbe di questi suoi discendenti. Peppini, più che Pepponi. Però dotati di una grande capacità di stare in scena. E con una sceneggiatura niente male. 

Succede che a Brescello abita un signore che si chiama Francesco Grande Aracri. Condannato per associazione mafiosa in via definitiva. In questo paesino padano ha imprese edili e una casa, solo avviata, che assomiglia al Partenone.«Una persona tranquilla», lo definisce in pubblico il Peppone di oggi, che di nome fa Marcello Coffrini, contento che le imprese di Grande Aracri abbiano ripreso a lavorare. Apriti cielo. Indignazione generale. Si adonta anche il Pd, che in fondo è il Pci di allora però diluito tra quelli di don Camillo. Il Partito convoca il sindaco Coffrini. Quattro ore di processo, poi ci si accorge che il deferimento è impossibile: caspita, il primo cittadino non risulta ancora iscritto.

Il sindaco, che l’indomani accusa un lieve malore e si presenta in ospedale, si dice pronto a rimettere il mandato al prossimo consiglio comunale. Dove il Pd — così come l’opposizione — fanno già a gara a esprimergli solidarietà. Marcello Coffrini è avvocato. Come il padre Ermes, che fu Peppone prima di lui. Insieme lavorano per molte amministrazioni comunali. Le rappresentano in tribunale. «Mio figlio è stato ingenuo. Grande Aracri? Lavorò anche a casa mia», ha detto al Carlino l’ex sindaco e padre dell’attuale. Nuova indignazione generale. Undici anni fa il bar «don Camillo», in piazza, chiuse all’improvviso. «Siamo taglieggiati dalla mafia», denunciava un cartello. Coffrini padre, arrabbiato, revocò la licenza ai titolari. Peppone contro don Camillo. Un classico. Però Peppone perse al Tar. «Ma quella era una storia di corna, non di mafia», ribadisce oggi. Domani a Brescello si svolge la tradizionale processione col Crocifisso. Fino al Po. Come nei film. Tutti a orecchie tese. Chissà che qualcuno non abbia qualcosa da obiettare.