’Ndrangheta, il processo Aemilia continuerà a porte aperte

Il presidente del tribunale ha respinto la richiesta degli imputati. “Il diritto all’infoprmazione è nella Costituzione, I giornalisti salvaguardino la presunzione di non colpevolezza”

Il processo Aemilia

Il processo Aemilia

Reggio Emilia, 19 gennaio 2017 - Rigettate le istanze. Tradotto: i giornalisti resteranno in aula al processo Aemilia. “Inammissibile procedere a porte chiuse, il diritto all’informazione è protetto dalla Costituzione”, ha messo nero su bianco il presidente del collegio Francesco Maria Caruso; dopo la lettera letta durante la scorsa udienza da parte dei detenuti, nella quale lamentava un presunto linciaggio mediatico.

Ma non si è fermato. E ha argomentato, per 14 minuti, leggendo un lunghissimo documento, quelli che sono i labilissimi confini che dividono il diritto di cronaca dal diritto dell’imputato alla presunzione di innocenza.

Così è arrivato anche il richiamo alla stampa, alla quale è stato chiesto di “salvaguardare sempre tale presunzione di innocenza” e di “usare linguaggio appropriato nelle cronache giudiziarie del processo” dando spazio anche “alle argomentazioni della difesa”; fermo restando che il giudizio finale sulle posizioni dei detenuti rimarrà in capo al tribunale, la cui opinione non può essere e non è influenzata da alcuna cronaca.

L’udienza è poi ricominciata con l’audizione dei testimoni dell’accusa da parte del pm Beatrice Ronchi. Presenti in aula anche 70 studenti appartenenti a tre classi delle scuole superiori di Correggio.