'Ndrangheta Reggio Emilia, maxi truffa allo Stato. Sequestri per 2,3 milioni

Blitz della Dia di Bologna e sequestro di beni, dopo gli arresti dell'operazione Grimilde

Il blitz dell'operazione Grimilde (foto Schicchi)

Il blitz dell'operazione Grimilde (foto Schicchi)

Bologna, 26 giugno 2019 - Maxi sequestro di beni per 2 milioni e 300 mila euro alla 'Ndrangheta, dopo gli arresti dell'operazione Grimilde (foto), avvenuti ieri l'altro notte (video). La maxi truffa della 'Ndrangheta ai danni dello Stato è stata scoperta in seguito ad accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia di Bologna nell'ambito di un'attività nata come sviluppo investigativo dell'indagine Aemilia. Coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e dal sostituto Beatrice Ronchi, la Dia ha dato esecuzione a provvedimenti di perquisizione a carico di diversi soggetti criminali e a sequestro di beni mobili e immobili (video, l'irruzione in casa).

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'Cutrello' in silenzio durante il blitz

Le operazioni della Direzione investigativa antimafia di Bologna si sono svolte nella provincia di Reggio Emilia e nelle regioni Lombardia, Lazio, Campania e Calabria e hanno visto impegnato il personale di Bologna, Firenze, Milano, Roma, Napoli e Catanzaro. I sequestri, in particolare, sono avvenuti nelle province di Reggio Emilia e Crotone.

La scia del denaro - il commento di Beppe Boni

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Secondo quanto ricostruito grazie a dichiarazioni dei collaboratori di giustizia del processo 'Aemilia', l'organizzazione 'ndranghetistica emiliana, in concorso con esponenti della cosca 'Grande Aracrì di Cutro, ha messo in atto un'ingente truffa ('Affare Oppido') ai danni del Ministero dell'Economia e Finanze. L'affare è stato ideato da un faccendiere avvocato napoletano e prospettato alla 'ndrangheta emiliana: il dicastero di via XX Settembre, con una sentenza falsificata che attestava un inesistente diritto risarcitorio, è stato indotto ad accreditare a luglio 2010 una somma di oltre due milioni di euro a una società riconducibile a una famiglia di imprenditori edili calabresi. Questi erano da anni trapiantati nella provincia di Reggio Emilia e sono considerati contigui al sodalizio 'ndranghetistico emiliano. Immobili e quote societarie sono stati occultati anche attraverso operazioni ad hoc in Costa d'Avorio e Inghilterra.

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